Attualità
18 Marzo 2021
L’ospedale S. Anna di Ferrara è uno dei pochi centri in Italia ad utilizzare una nuova tecnica e riabilitativa che permette, in gran parte dei casi, di lasciare inalterate le funzionalità dell’apparato sfinterale

Tumore del colon-retto, a Cona un nuovo approccio chirurgico per eliminare il sacchetto

di Redazione | 6 min

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Da sinistra: Carcoforo, Bardasi, Govoni, Ascanelli, Marcello, Soliani

L’intervento chirurgico per neoplasie del colon-retto prevede l’asportazione della porzione di intestino malata e dei linfonodi vicini. Per quanto concerne i tumori che insorgono negli ultimi centimetri dell’intestino, che prende il nome di retto, in questo caso è necessario un accurato studio preoperatorio per stabilire la distanza del tumore dall’ano: se questa distanza è particolarmente ridotta, si rende necessario un intervento demolitivo che prevede l’asportazione del retto e dell’ano e quindi obbliga il paziente ad evacuare le feci in un sacchetto per tutta la vita.

Grazie ad una nuova tecnica operatoria, però, in una gran parte dei casi è possibile salvare l’ano sia attraverso l’utilizzo di sofisticati sistemi di dissezione chirurgica, con un’innovativa tecnica mini-invasiva chiamata Ta-Tme (Trans Anal Total Mesorectal Excision), sia utilizzando un trattamento di radioterapia e chemioterapia pre-operatorio. Questo intervento permette di asportare radicalmente il tumore lasciando però indenne l’ano, praticando una sutura tra quest’ultimo e il colon. Il periodo post-operatorio è caratterizzato da una specifica riabilitazione funzionale dei muscoli del pavimento pelvico e dell’ano associato a particolari indicazioni dietetiche e nutrizionali. Il paziente verrà quindi seguito periodicamente presso gli ambulatori dell’ospedale di Cona.

“Quando parliamo di cancro il tema prioritario è quello di intervenire per salvare la vita e guarire il paziente. Ma contestualmente è importante, soprattutto per determinate patologie che richiedono interventi demolitivi, cercare di garantirgli anche la qualità di vita successiva”, sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la Salute Raffaele Donini. “Non si tratta di un aspetto secondario, anzi, la qualità di un sistema sanitario si misura anche su questo. Sul fatto cioè che la ricerca e la tecnica clinica siano finalizzate anche al mantenimento di buoni livelli di vita per pazienti affetti da patologie gravi. Questo di Ferrara è un esempio che va esattamente in tal senso”.

“La ricerca rappresenta il volano per garantire una assistenza sanitaria migliore. Questo aspetto caratterizza l’Azienda Ospedaliero–Universitaria di Ferrara”, dove didattica ricerca e assistenza si integrano prioritaria mission dell’Ospedale. Sono le parole di Paola Bardasi, Commissario Straordinario del S. Anna. “Sul piano del trattamento dei pazienti oncologici – prosegue Bardasi – è importante seguire la persona in tutte le fasi della sua patologia, dalla diagnosi ai controlli. Qui subentra il fondamentale ruolo del follow-up come garanzia di continuità delle cure e di presa in carico del paziente, che ha il beneficio di avere una qualità della vita sempre più alta. Prendersi cura del paziente è alla base del lavoro dei numerosi team di diversi specialisti, dei professionisti dell’ospedale di Cona, non solo per quanto riguarda questa specifica nuova tecnica, che oggi presentiamo, ma anche in altri percorsi di cura, a dimostrazione di quella “sanità nascosta” che gioca un ruolo importante nell’assistenza. Un esempio tra tanti è il percorso dedicato alle donne operate al seno. Uno dei nostri compiti è quello di rendere merito e rendere conto delle opportunità, migliorando conoscenza e accesso, a tutti i cittadini non solo di Ferrara, della nostra Regione e di altre Regioni”.

L’equipe chirurgica e riabilitativa è composta da: professor Paolo Carcoforo, dottor Daniele Marcello, dottor Giorgio Soliani, dottoressa Simona Ascanelli.

“La tecnica chirurgica che utilizziamo in Chirurgia 2 – dichiara il professor Paolo Carcoforo – non è applicata in modo diffuso a livello nazionale. Questo fa sì che Ferrara rappresenti un centro di riferimento per il trattamento di questa patologia. L’obiettivo è quello di garantire il miglior risultato possibile in senso oncologico, riducendo al massimo il danno per il paziente: dolore, tempi di ospedalizzazione e conseguenze post operatorie. E’ fondamentale sottolineare l’importanza del trattamento riabilitativo-funzionale, soprattutto a livello del pavimento pelvico, e la conservazione della funzione degli sfinteri. L’obiettivo è duplice: da una parte ottenere un risultato poco invasivo per il paziente, dall’altra garantire una qualità anche alla ripresa funzionale”.

“Questa nuova tecnica – dichiara il dottor Daniele Marcello –  è stata recentemente applicata presso la Chirurgia 2 e consiste in un intervento laparoscopico con duplice approccio, sia per via addominale che per via trans-anale. Questa tipologia di intervento permette di risparmiare l’apparato sfinteriale nel trattamento delle lesioni del retto e porta al paziente notevoli benefici. La lesione viene infatti asportata per via trans-anale, senza interventi invasivi. Ovviamente la tecnica chirurgica deve essere poi aiutata da una riabilitazione funzionale nel post operatorio”.

Ad eseguire questo tipo di operazione chirurgica l’equipe del professor Paolo Carcoforo, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia 2 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (Arcispedale “S.Anna” di Ferrara) che, tra le altre specializzazioni, da sempre si occupa del trattamento chirurgico – ma soprattutto riabilitativo – delle patologie del pavimento pelvico e dell’ano. Queste specifiche competenze hanno consentito di ottimizzare il Ta-Tme, che prevede la presenza di due equipe che operano contemporaneamente con approccio laparoscopico addominale e trans-anale sul pavimento pelvico, mediante due diversi video ad alta definizione. L’intervento prevede l’asportazione del tratto di intestino malato direttamente attraverso l’ano; per questo motivo il paziente presenterà solo quattro cicatrici chirurgiche di 1 cm, a differenza dell’intervento tradizionale che avrebbe previsto un taglio nell’addome associato ad una stomia permanente con il sacchetto.

Come per tutti gli altri pazienti sottoposti a chirurgia del colon, nel Reparto di “Chirurgia 2” del S. Anna, viene applicato un protocollo di recupero accelerato chiamato Eras (Enanced Recovery After Surgery) che prevede una precoce ripresa delle attività funzionali, con un più rapido ritorno al domicilio e alle proprie attività, associato ad un uso minimo di farmaci antidolorifici. Questi pazienti poi verranno presi in carico da un ambulatorio riabilitativo dedicato e saranno sottoposti ad una serie di trattamenti specifici (elettrostimolazione, biofeedback, peristeen) per una più rapida ed ottimale ripresa delle funzioni di eliminazione delle feci.

“Quando ti viene diagnosticato un tumore la tua vita cambia completamente”. Sono le parole del ferrarese Mauro Govoni, 61 anni, recentemente sottoposto a questa tecnica chirurgica. “Dopo aver effettuato lo screening per la prevenzione del tumore al colon-retto – ricorda Govoni – nel mese di luglio 2020 sono risultato positivo. In seguito a questo mi sono sottoposto a colonscopia che ha rilevato il tumore. Subito dopo il dott. Marcello, con estrema chiarezza e sincerità, mi ha esposto il percorso da seguire per l’asportazione del tumore, preannunciandomi che avrei dovuto subire una momentanea eliostomia. Il 16 ottobre sono stato sottoposto all’intervento chirurgico e la nuova tecnica del team chirurgico del professor Carcoforo mi ha permesso di togliere – dopo pochi mesi – il sacchetto per la stomia. Il mio percorso, anche se impegnativo, mi porta dire che solo una precoce diagnosi e prevenzione regolare può salvare la vita umana. Voglio concludere riconoscendo che nel mio articolato cammino ho potuto constatare la grande professionalità e dedizione di tutto il personale sanitario”.

Questo approccio nel trattamento di un tumore che rappresenta la seconda neoplasia per incidenza in Italia, coniuga l’aspetto chirurgico con quello della riabilitazione e rappresenta un ulteriore passo avanti per un trattamento sempre meno invasivo dei pazienti. Un ruolo fondamentale, però, gioca la prevenzione. Il programma di screening della Regione Emilia – Romagna per il tumore del colon-retto è rivolto a uomini e donne, in un’età compresa fra 50 e 69 anni, invitati ogni due anni ad eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci.

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