Eventi e cultura
17 Marzo 2021
Giovedì 18 marzo il secondo appuntamento di “Anatomie della mente - conferenze dei giovedì di psicologia"

La storia di Gesualdo da Venosa: principe, madrigalista e assassino

di Redazione | 2 min

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Stefano Caracciolo

Giovedì 18 marzo alle ore 17 in diretta sul canale Youtube della biblioteca comunale Ariostea ci sarà il secondo appuntamento della nuova edizione del ciclo “Anatomie della mente – conferenze dei giovedì di psicologia – anno XIV” con la conferenza “Meravigliosa e funesta storia di Gesualdo da Venosa, principe, madrigalista e assassino”.

“Anatomie della mente – conferenze dei giovedì di psicologia – anno XIV” a cura di Stefano Caracciolo, ordinario di psicologia clinica dell’università di Ferrara, è lo storico ciclo d’incontri della biblioteca Ariostea, realizzato in collaborazione con la sezione di neurologia, psichiatria e psicologia clinica della facoltà di medicina, farmacia e prevenzione dell’università di Ferrara.

“Il peccato, la colpa, l’espiazione. In questi tre tempi, con ritmo che già si preannuncia musicale e polifonico – afferma Stefano Caracciolo – possiamo riassumere la vita di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, nato nel 1566 e morto a soli 47 anni solo, malato, nel suo castello del paese omonimo in provincia di Avellino. Principe dei musici, come definito nella biografia romanzata di Giovanni Iudica (Sellerio editore, 1993), madrigalista in quanto compositore ed esecutore di meravigliose pagine musicali a più voci, ma anche assassino e uxoricida, seppure contro voglia, e poi distrutto dal dolore e dal tormentato rimorso fino alla fine dei suoi giorni. Nelle sue musiche, costruite sulla parola e sulla voce dolorosa e non sulle note, amate e celebrate da Igor Strawinskij, ritroviamo il tormento di una personalità complessa e austera in cui la nobiltà del blasone non trova nessuna attenuante”.

“Il codice morale del Principe aggiunge Caracciolo – strutturato sulla base di una educazione religiosa presso i Gesuiti, non consente tregua all’animo dilaniato dal dolore e dal peso della colpa ineluttabile. A nulla valgono la ricchezza, il fastoso matrimonio celebrato quattro anni dopo a Ferrara con Eleonora d’Este nella cappella del castello Estense. A nulla serve la assidua frequentazione con la Cappella Musicale Estense, centro musicale di fondamentale rilevanza per tutte le corti d’Europa, per poco tempo lo rallegrò la nascita e la instancabile vitalità del figlio Alfonsino, stroncato precocemente all’età di tre anni da “l’infermità che hà avuto da 16 in 17 giorni di febre et de flussi”. Erede di smisurate ricchezze, concluse la sua breve vita solitario nel suo castello, scrivendo musica, dilaniato da rimorsi, dolori e malattie. Il suo primo mottetto, composto a soli 19 anni, porta come titolo, ahimè profetico: “Ne reminiscaris, domine, delicta nostra  (perdona signore i nostri peccati)”.

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