Politica
11 Marzo 2021
Il vicesindaco dovrà pagare 300 euro di multa e anche il simbolico risarcimento del danno di un euro chiesto dall'esponente dei Radicali

Diffamò Zamorani, condannato Nicola Lodi

Lodi-Zamorani
di Daniele Oppo | 5 min

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Lodi-ZamoraniIl vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi è stato condannato in abbreviato a pagare 300 euro di multa, oltre al risarcimento del danno e alle spese legali, per aver diffamato l’esponente radicale Mario Zamorani durante la campagna elettorale del 2018.

La giudice Giulia Caucci si è pronunciata martedì mattina, condannando Lodi  (difeso dall’avvocato Ciriaco Minichiello) per il reato di diffamazione come chiesto anche dalla procura, abbassando però leggermente la pena: 300 euro di multa anziché i 400 richiesti dal pm nella precedente udienza. La pena non è stata sospesa.

Lodi, presente in tribunale, oltre alle spese legali, dovrà anche risarcire il danno a Zamorani, costituitosi parte civile tramite l’avvocato Pasquale Longobucco, che aveva chiesto il pagamento simbolico di un euro.

‘Naomo’ nel 2018 aveva definito l’esponente dei Radicali una “persona squallida” che “sta cercando di fare campagna elettorale nella maniera peggiore. Se fino a ieri lo rispettavo adesso non è più così: è meschino, vigliacco e capisco perché Tagliani non consideri nemmeno per le primarie, forse è la prima volta che sono d’accordo con lui”. Le parole vennero riferite ai taccuini di Estense.com dopo che Zamorani lamentò pubblicamente possibili intimidazioni nei suoi confronti derivanti da un incontro casuale, avvenuti in piazza Municipale, con Lodi – allora segretario comunale della Lega – accompagnato da altre tre persone che gli avrebbero detto: “Lei stia attento a quello che scrive perché qualcuno potrebbe arrabbiarsi”.

“Siamo soddisfatti dell’esito del processo – commenta l’avvocato Longobucco -, la decisione dimostra ancora una volta che nessuno, sia pure nella critica politica aspra, può travalicare i confini della correttezza e della decenza usando termini che possono offendere sul piano personale l’antagonista politico. Il principio vale a maggior ragione quando a usare certi toni siano personalità note e che dovrebbero ben conoscere il confine tra la critica politica e l’offesa alla persona. È una sentenza importante – conclude l’avvocato – perché, sia pure in attesa delle motivazioni, valorizza i principi più volte richiamati dalla corte di cassazione”.

Naturalmente – afferma lo stesso Zamorani -, essendo garantista, so che è innocente fino a che non saremo arrivati alla sentenza definitiva. Ma il fatto c’è. Nei prossimi giorni lettera aperta al sindaco Fabbri”.

“Rispettiamo sempre le decisioni dei tribunali – afferma l’avvocato Minichiello – anche quando non le condividiamo né in fatto né in diritto. Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza e proporremo certamente appello. Siamo sempre sereni e fiduciosi per un esito positivo”.

Sono sei (più una) le sentenze penali e una civile a carico di Nicola Lodi

Questa è la settima sentenza sfavorevole (compresa una civile) a carico del vicesindaco di Ferrara.

La prima è per un furto commesso nell’aprile del 1994 a Mirabello. Lodi patteggia la pena di 15 giorni di reclusione e 100mila lire. Pena sostituita con una multa di 1.125.000 lire.

Nel gennaio 2007 Lodi viene colpito da un decreto penale di condanna per sottrazione di cose sottoposte a pignoramento. Se la cava con una multa di 810 euro.

Nel 2014 patteggia 3 mesi e 10 giorni con il beneficio della sospensione condizionale della pena per usurpazione di funzioni pubbliche. Il reato è stato commesso a Camposampiero, in provincia di Padova.

Nel 2015 patteggia 30 giorni per violazione colposa dei doveri di custodia di cose pignorate. Il fatto risaliva all’aprile 2013.

Altra sentenza a suo carico è dell’ottobre 2018. Lodi patteggia una pena di 5 giorni di arresto per manifestazione non autorizzata in luogo pubblico per il caso delle barricate di San Bartolomeo. Il segretario comunale estinguerà la pena pagando un’ammenda di 1.620 euro.

Ultima in ordine di tempo, la diffamazione odierna.

Un’altra sentenza sfavorevole arriva in sede civile dal tribunale del lavoro. Il 3 dicembre del 2007 Lodi sostiene di essere rimasto vittima di un “presunto” infortunio sul lavoro (il virgolettato è del tribunale). Naomo cita in giudizio il suo datore di lavoro per lo svolgimento di mansioni cui non era adibito. Naomo si reca al pronto soccorso e lamenta un trauma distrattivo del rachide lombo-sacrale. Lodi produce delle fotografie che lo ritraggono mentre solleva barre di metallo. A suo favore testimoniano due suoi conoscenti.

Il processo dimostrerà che “l’assunto attoreo (vale a dire le pretese di Lodi, ndr) è del tutto privo di fondamento”. Nella sentenza del 19 aprile 2012 il giudice lo condanna a pagare le spese processuali.

Una ulteriore condanna risale al 5 luglio 2012. Il tribunale di Ferrara gli infligge due mesi e 10 giorni di reclusione e mille euro di multa, oltre alle spese processuali. La vicenda processuale si chiuderà in Cassazione il 14 novembre 2014 con la conferma della pena. Per nove mesi consecutivi, da marzo a novembre 2006, Lodi non paga le ritenute previdenziali ed assistenziali dei propri dipendenti. Il reato verrà depenalizzato in sanzione amministrativa per soglie annuali inferiori a 10mila euro e la condanna scompare dal casellario giudiziario.

Rimane il giudizio della Corte d’appello: “Le modalità, la gravità del danno cagionato, l’intensità del dolo e dei motivi del delinquere (l’imputato ha evidentemente agito per motivi di lucro), nonché la personalità dell’imputato, valutata anche alla luce dei precedenti penali, sono tutti elementi che consentono di condividere la pena così come inflitta in primo grado”. Un profilo che impedisce di concedere ulteriori benefici oltre alla già ottenuta sospensione condizionale, “in considerazione della non incensuratezza dell’imputato e della gravità del fatto commesso, ritenendosi, peraltro, che la concessione del beneficio della non menzione non favorisca il ravvedimento dell’imputato ed, anzi, abbia l’effetto contrario”.

Ultimo rilievo degno di nota, un ammonimento per stalking. Il provvedimento risale al 7 ottobre 2009. In quell’occasione il questore gli chiede di “tenere una condotta conforme alla legge, intimandogli a non porre più in essere atti persecutori” nei confronti di una coppia.

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