Martedì sera se n’è andata dopo una lunga malattia la mia cara amica Maria Teresa. Faccio ancora fatica ad abituarmi all’idea, Maria Teresa ha lottato fino all’ultimo con grande forza d’animo e determinazione ma anche con molta lucidità e orgoglio.
L’ho conosciuta nel lontano 1988 o 1989 ad Aradeo, uno dei luoghi dove confluivano tutti i giovani teatranti di allora che sognavano se stessi, il modo di fare teatro e il modo di stare al mondo in maniera diversa, rincorrendo i loro sogni.
Maria Teresa in particolare, me la ricordo benissimo, come se fosse ieri, quella presenza minuta, vivace e molto determinata nel suo fare e nel suo essere in generale. Erano anni e anche un contesto quello, in cui si stava facendo ricerca vera, si sperimentava, ci si metteva in gioco, c’era molto movimento, vita vera.
Piano piano si usciva dalla nostra spensierata gioventù per entrare in una fase in cui si poteva diventare protagonisti, prendere la propria vita in mano, realizzare i propri sogni con la consapevolezza di poter riuscirci. Perché si sognava tanto, e Maria Teresa era di certo una grande sognatrice.
E allora all’inizio degli anni novanta ha deciso di dare vita ai suoi sogni, unendosi ad un gruppo di altri suoi compagni europei e sudamericani per andare a fondare un teatro in un piccolo luogo dove il teatro non c’era, arrampicato sulle Ande di Bolivia, dando vita ad una esperienza straordinaria che abbiamo potuto apprezzare anche in Europa, in Italia e anche qui a Ferrara.
Era bella Maria Teresa, bella nella sua straordinaria presenza, intensa ma anche delicatissima, una voce meravigliosa e molto accurata, un’energia solida ma anche molto lieve, una personalità molto forte sul palcoscenico, quasi non la notavi fuori se non per le sue inconfondibili risate e battute spiritose.
Era cosi Maria Teresa, generosissima in pubblico e molto riservata e modesta in privato. E’ passata cosi da questo mondo, senza lasciare tracce superflue se non la sua indistinguibile presenza energetica.
Le luci le servivano per evidenziare meglio le sue straordinarie risorse creative sul palcoscenico, fuori dal palcoscenico non ne aveva assolutamente bisogno, quasi le davano fastidio, le bastava la luce che aveva dentro. E ne aveva tanta. Fino all’ultimo.
Credo di poter testimoniarlo, la sua malattia durava ormai da molti anni, combatteva con determinazione e stoicismo, ad un certo punto non poteva più seguire il suo lavoro in Bolivia ma aveva intrapreso un’altra attività qui, scriveva ininterrottamente e ha scritto fino all’ultimo.
In questi ultimi tempi siamo stati compagni di teatro, andavamo a vedere spettacoli a Ferrara e altrove, parlavamo tanto di teatro, facevamo piacevolissime camminate a Ferrara parlando anche delle nostre vite, delle cose del mondo, di tutto, mangiavamo il gelato, e qualche volta la frittura di pesce al mare ovviamente.
Vita piena, vita fatta di tante cose piccole, vita con momenti di felicità. Perché Maria Teresa è stata una persona estremamente vitale e sapeva essere felice trasmettendo la sua felicità anche agli altri. In queste giornate insonni mi risuona soprattutto la sua memorabile risatina. Che mi mancherà.
Come anche i nostri piccoli progetti di teatro e di vita da amici e da compagni di viaggio. Che non vorrei che finisca qui. Un abbraccio al suo amatissimo compagno Edgar e a tutte le persone che le hanno voluto bene. E che sono tantissime. E l’augurio che la sua città natale, famosa per i suoi fenomeni in campo artistico, se la ricordasse come un piccolo lume nell’universo.
Michalis Traitsis