Aumentano i giorni di stop per la pesca a strascico e il comparto ittico emiliano-romagnolo rischia ingenti perdite.
La nuova disposizione – approvata dalla Direzione Pesca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore.
Si tratta di una misura che rischia di danneggiare le marinerie, le imprese di trasformazione, e l’intera filiera regionale legata al comparto e di cui l’assessorato regionale alla Pesca dell’Emilia-Romagna – unito alle associazioni di categoria e professionali – chiede la revisione.
“Siamo al fianco dei pescatori affinché sia rivista al più presto una misura che, peraltro, ci risulta non sia stata nemmeno condivisa al Tavolo di consultazione permanente per la pesca e l’acquacoltura, istituito deputato alla formale consultazione delle rappresentanze di settore”, commenta l’assessore regionale, Alessio Mammi.
“Noi siamo per la pesca sostenibile e contro il prelievo incontrollato degli stock di pesce – prosegue l’assessore – però l’impressione è che, con i nuovi provvedimenti, a rischio estinzione ora sia soprattutto il mestiere di pescatore, spesso un piccolo artigiano del mare che vive dei ricavi del proprio pescato, contribuisce a tenere pulito il mare e porta sulle nostre tavole pesce fresco e di qualità. Questa è senza dubbio una decisione che penalizza ancora di più uno di quei comparti che forniscono la ristorazione e l’intero sistema dell’Horeca, già in ginocchio a causa delle chiusure determinate dalla pandemia mondiale”.
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