di Cecilia Gallotta
“Una regina che è anche madre. Che quando si entra ti accoglie. Non è solenne né misericordiosa, ma carica d’affetto”. Con semplici ma sempre efficaci parole Vittorio Sgarbi, in un’insolita puntualità, presenta il nuovo allestimento del capolavoro di Jacopo della Quercia, la Madonna della Melagrana, custodita all’interno del Museo della Cattedrale di Ferrara.
L’evento di sabato mattina, come ricorda il vicesindaco Nicola Lodi, precede di due giorni la riapertura dello stesso Museo della Cattedrale, prevista per lunedì 8 febbraio, dopo quella della mostra a Palazzo Diamanti, già avvenuta lunedì scorso. Presenti tra le volte del chiostro anche Michele Placido e Moni Ovadia, che prima di prendere parte alla presentazione ufficiale della neopresidenza del Teatro Comunale nel pomeriggio, hanno colto l’occasione per ammirare in nuova luce l’opera quattrocentesca.
Se prima era sita dietro il coro dell’ex monastero benedettino, “una collocazione intima e preziosa – come la definisce il curatore Giovanni Sassu – sebbene non consona alle possibilità museali”, ora gode di una stanza tutta per sé, l’ex sagrestia, con un impianto di illuminazione rafforzato in un’installazione che le rende giustizia.
Una valorizzazione resa possibile non solo dal Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara e dal Capitolo della Cattedrale, ma anche da un contributo regionale, per il quale Sgarbi ringrazia l’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori, ricordando anche “del milione di euro stanziato per portare a termine i lavori di Palazzo Diamanti”.
“Abbiamo rivissuto l’emozione e la cura di chi ha trasportato il blocco di marmo di 14 chili dalle cave di Carrara alle foci del Po nel 1403” rievoca Sassu, rivelando che alla fine del mese arriverà nell’ex sagrestia anche la tela del Cavalier d’Arpino, che farà di quel luogo uno spazio interamente mariano. La devozione mariana del resto “fa parte degli elementi che contraddistinguono la spiritualità della Chiesa ferrarese – ricorda l’arcivescovo Gian Carlo Perego – se si pensa alla Madonna delle Grazie, di Santa Maria In Vado, o alle espressioni successive, che portano esempio nella chiesa dell’Immacolata o dell’Addolorata.
Una straordinaria dimensione umana si è profusa con la ricollocazione di quest’opera, che ha rievocato gli anni in cui a Ferrara la vita quotidiana e mondana s’intrecciava con quella della Cattedrale, che si apriva a sud, all’entrata della città, con la Porta dei Mesi, di cui il Museo della Cattedrale conserva le preziosissime formelle, oltre ai Libri Corali e altre opere. “Quando si viene qui è come se si continuasse un po’ a stare in chiesa” afferma Sgarbi, dopo aver ricordato affettuosamente com’era il Museo della Cattedrale più di vent’anni or sono.
Anche il presidente del Capitolo della Cattedrale Ivano Casaroli parla della “civitas come erede e portatrice di tutte le culture; non c’è presente né futuro senza la memoria di ciò che si tramanda”. Lo spirito con cui è nato il Museo della Cattedrale e che “per me – conclude Sgarbi – è ragione di gratitudine alla Chiesa ferrarese”.
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