Gentile direttore,
Sono sempre di più le imprese commerciali e di ristorazione messe a dura prova dalla situazione pandemica in atto, nel centro storico di Ferrara come nel resto della nostra provincia.
Le restrizioni al consumo e alla circolazione, il legittimo timore dei contagi, l’incertezza normativa stanno rendendo sempre più fragile un tessuto economico locale che, diciamolo, da tempo registrava segnali di forte sofferenza.
Lo vediamo quotidianamente: sempre più negozi abbassano le serrande o cambiano gestione, molti bar e ristoranti non tentano nemmeno più le aperture per l’asporto mentre altri lamentano un calo di fatturato addirittura nell’ordine del 70% rispetto all’anno passato.
In questa situazione trovo davvero sconcertante che un colosso pubblico come Hera, capace di registrare nel terzo trimestre 2020 un utile netto di 244,7 milioni di euro, si limiti ad applicare un misero sconto forfettario del 10% alla bolletta dei rifiuti delle attività di ristorazione, senza tenere alcun conto del danno economico da loro subito dall’inizio della pandemia ad oggi.
È sempre bene ricordare che Hera riscuote la Tari per conto del Comune di Ferrara, che detiene un importante quota azionaria della stessa multiutility e, quindi, avrebbe in mano tutti gli strumenti di pressione necessari a cambiare questa indecorosa situazione.
Ad esempio si potrebbero utilizzare gli utili prodotti dalle azioni Hera per rendere più equa e sostenibile la tariffa di conferimento Tari per l’anno 2021, rapportandola al fatturato reale delle attività di ristorazione aperte o azzerandola del tutto per quelle in grave difficoltà economica.
Credo che il sindaco di Ferrara debba prendere una posizione pubblica forte e univoca su questo tema, cercando il più ampio consenso delle forze politiche di maggioranza e opposizione: in gioco ci sono i lavoratori della ristorazione e le loro famiglie.
Davide Nanni