Politica
8 Gennaio 2021
Il timore di Pd, GaM e Ac: “Corte e Tar hanno dichiarato discriminatorie norme simili”. Bova: "La non definitività della graduatoria impedirà di fatto l'assegnazione degli alloggi”

Case popolari. Il Comune rischia di far pagare altri soldi ai ferraresi

di Redazione | 4 min

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Il nuovo regolamento per gli alloggi popolari rischia di far finire di nuovo il Comune di Ferrara sul banco degli “imputati” e di vedere l’amministrazione leghista soccombere un’altra volta davanti ai giudici – come nel caso buoni spesa – e far così pagare inutilmente altre decine di migliaia di euro ai ferraresi.

È quanto temono le opposizioni di Partito democratico, Gente a Modo e Azione Civica, che, mentre “la giunta e le forze di maggioranza snocciolano dati e informazioni sui nuovi assegnatari degli alloggi Erp”, sperano che quei dati possano essere messi a disposizione della Commissione che si occuperà di esaminare i ricorsi.

“Non abbiamo dubbi – scrivono i capigruppo Francesco Colaiacovo, Dario Maresca e Roberta Fusari – che le prime 157 famiglie della graduatoria siano tutte nella legittima condizione di aspirare ad avere un alloggio pubblico”.

La preoccupazione, “ampiamente manifestata in sede di discussione del nuovo regolamento erp”, riguarda la modalità di assegnazione dei punteggi sulle condizioni personali, “con cui si è dato poco rilievo ai bisogni di tutte quelle famiglie in stato di grave disagio sociale, con tanto di relazione dei servizi sociali che sono rimaste fuori, così come le famiglie con presenza di minori che vivono in alloggi malsani, tutto a vantaggio della residenzialità che non può essere utilizzata come parametro per graduare i bisogni delle persone e perseguire l’equità sociale di cui si vanta il sindaco Fabbri”.

Pd, GaM e Ac ritengono che sia “grave penalizzare le giovani coppie in un’epoca in cui è drammatico il calo demografico e dove le amministrazioni dovrebbero porre particolare attenzione alle politiche famigliari”.

E sebbene la giunta e la maggioranza consiliare abbiano pubblicizzato il nuovo regolamento Erp “come l’atto politico per eccellenza con cui affermare gli elementi valoriali distintivi della nuova Amministrazione”, per le opposizioni “modulare la tipologia di documentazione da produrre per dimostrare l’impossidenza, è stato lo strumento per raggiungere l’obiettivo di rendere difficile l’accesso a chi di origine straniera è impossibilitato a produrre la specifica documentazione richiesta soltanto ad alcuni e non ad altri”.

“Nonostante la presenza di numerose sentenze come quella della Corte Costituzionale rispetto al regolamento della Regione Abruzzo o del Tar Lombardia che hanno dichiarato discriminatorie le norme regolamentari che prevedono la produzione di documentazioni diversificate sulla base della nazionalità – concludono -, la giunta comunale di Ferrara ha proceduto con tali modalità, con il rischio fondato di finire un’altra volta alla ribalta nazionale per una condanna di comportamento discriminatorio, così come già successo con la vicenda dei buoni spesa, in occasione della quale l’amministrazione comunale e quindi cittadini ferraresi, sono già stati costretti a pagare 67 mila euro di risarcimenti e spese processuali”.

Alberto BovaSulla pretesa documentazione impossibile da esibire per una parte della popolazione e su future e probabili spese in più per i ferraresi punta i piedi anche Azione, con Alberto Bova che concorda “totalmente con quanto affermato dal vescovo di Ferrara, non solo da cattolico ma soprattutto da politico: l’amministrazione comunale adottando un nuovo regolamento lo scorso marzo ha di fatto impedito ad una fascia della popolazione residente regolarmente nel nostro Comune (non di clandestini) di accedere alla graduatoria per l’assegnazione degli alloggi”.

La critica viene mossa “non per aver adottato un criterio “premiale” alla residenzialità storica ma, per aver preteso documentazione differente, per la presentazione della domanda di assegnazione dell’alloggio, tra i residenti cittadini italiani ed i residenti cittadini esteri”.

Bova, di professione avvocato, ricorda che “regolamenti comunali simili a quello adottato dal Comune di Ferrara sono stati già cassati in precedenza”. La cosa che stupisce l’esponente di Azione è che “l’opposizione si è “svegliata” adesso quando il regolamento è stato modificato già da oltre 9 mesi”.

Lo stesso Bova pensa ai futuri ricorsi e a una eventuale soccombenza in tribunale da parte della giunta Fabbri: “questa discriminazione comporterà, a seguito dei ricorsi che sicuramente verranno presentati, un aggravio di spese per i ferraresi (dal momento che i ricorsi verranno probabilmente accolti) e la non definitività della stessa graduatoria impedirà di fatto l’assegnazione degli alloggi”.

In tutti i casi, “essere in graduatoria per una casa purtroppo non significa avere un alloggio. Rappresenta forse la speranza di raggiungere un traguardo dopo una disperata competizione tra gli ultimi ed i penultimi della nostra comunità locale. In un mondo dove gli alloggi disponibili sono pochi e coloro che cercano un tetto che gli dia la dignità di essere “persona” sono molti, occorre certamente individuare dei criteri di priorità che comunque saranno ‘ingiusti'”.

Ingiusti perché “nel XXI secolo e nella nostra opulenta società non è giusto che qualcuno non abbia una casa dove abitare”. Bova prova allora a ribaltare il problema: “gli alloggi disponibili sono pochi, ma sono centinaia le case dell’Acer di Ferrara che non possono essere destinate perché inagibili”.

Allora “si progetti un piano straordinario e utilizzando le opportunità che ci vengono dai provvedimenti governativi sulle ristrutturazioni (110% e similari) si rimettano sul mercato della residenza popolare tutti gli alloggi disponibili. Attivando così un circuito virtuoso di economia, occupazione e coesione sociale”.

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