Cento. Novantasei tra operatori del territorio centese, dell’ospedale, medici di base e pediatri di libera scelta, da questa mattina (7 gennaio) sono a vaccinarsi presso le due postazioni ambulatoriali dell’Ospedale SS. Annunziata di Cento.
All’avvio delle operazioni hanno voluto intervenire il direttore generale Monica Calamai e Fabrizio Toselli sindaco di Cento accompagnati da Emanuele Ciotti, direttore sanitario referente del piano vaccinale provinciale e da tutte le direzioni sanitarie e infermieristiche ospedaliere e di distretto.
Prima a vaccinarsi la dottoressa Sabrina Dalla Vecchia, pediatria di Cento. Tra i primi anche Sandro Melloni, medico di famiglia del centese, padre di Noemi il primo medico vaccinato in occasione del Vaccino-Day del 27 dicembre scorso all’Ospedale di Cona di Ferrara.
L’attività di vaccinazione proseguirà incessante nelle prossime settimane. Infatti, dopo l’avvio della campagna vaccinale contro il Covid, in cui è stata data la precedenza agli operatori sanitari impegnati nell’assistenza ai pazienti Covid, ora si è passati alla fase che interessa tutti gli operatori del settore socio-sanitario provinciale: da mercoledì 6 gennaio, infatti, la vaccinazione è disponibile per tutti gli operatori delle due aziende sanitarie ferraresi e, a seguire, per tutti gli operatori interessati.
Le vaccinazioni, attualmente, sono presso l’Ospedale di Cona e l’Ospedale del Delta e, da oggi, giovedì 7 gennaio all’Ospedale di Cento, mentre lunedì 11 gennaio sarà attivo un quarto punto alla Cittadella della Salute S. Rocco di Ferrara.
L’adesione al vaccino, identificato come prioritario dal personale aziendale, conferma la consapevolezza del ruolo sociale svolto con necessario e sempre dimostrato senso di responsabilità verso la comunità per proteggere sia gli operatori sanitari che lavorano a contatto con i pazienti sia i pazienti stessi e le famiglie.
L’immunizzazione degli operatori sanitari è, infatti, un aspetto importante per tutte le strutture sanitarie perché risponde a tre fondamentali esigenze di sanità pubblica: proteggere l’operatore dal rischio professionale di carattere infettivo; garantire l’operatività dei servizi assistenziali, salvaguardando la continuità, qualità e sicurezza delle prestazioni erogate durante l’epidemia; infine, non ultimo, proteggere le persone – e famiglie – che si rivolgono ai servizi sanitari, la cui fragilità le rende maggiormente esposte alle infezioni.
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