
Il senatore Alberto Balboni
Cultura immigrazionista, invasione di migranti, milioni di italiani messi in ginocchio, guerra tra poveri. Il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni estrae una serie di slogan da battaglia per replicare alle critiche del vescovo di Ferrara sul regolamento del Comune per l’assegnazione degli alloggi pubblici.
Monsignor Perego si scagliava contro il criterio della “residenzialità storica”, con argomenti – a detta del parlamentare – “tratti dalla imperante cultura immigrazionista, sembrano più adatti ad un esponente politico di sinistra che al Magistero della Chiesa”.
Da qui la battuta provocatoria: “Che Monsignore stia meditando di candidarsi con Leu o col Pd?”.
Balboni, che è anche avvocato, entra poi nei dettagli giuridici per difendere la scelta della giunta estense.
In primo luogo, “il punteggio più elevato a coloro che risiedono da più tempo nel territorio è riconosciuto indistintamente a tutti, italiani o stranieri che siano, a prescindere dalla cittadinanza, dalla nazionalità o -per ripetere l’espressione provocatoria del vescovo- dalla razza (sic!)”.
Quello della residenza storica, invece, “è un criterio del tutto legittimo, che come noto risponde allo scopo di riconoscere la precedenza a chi più a lungo ha lavorato, ha pagato le tasse e ha contribuito alla crescita della società in cui vuole inserirsi stabilmente. E quindi presumibilmente attende anche la casa da più tempo”.
Un criterio “talmente logico e giusto” secondo Balboni, “che è stato adottato da amministrazioni regionali di opposto orientamento politico, tra cui anche l’Emilia Romagna, e applicato in provincia di Ferrara da comuni di destra come di sinistra. Strano che il nostro Vescovo, solitamente così attento, se ne accorga solo ora che il regolamento viene applicato dal Comune di Ferrara”.
In secondo luogo, la stessa giurisprudenza citata da Perego, “evidentemente senza averla letta (Corte Cost. n. 44 del 2020), riconosce la piena legittimità della scelta di considerare anche la residenza quale criterio di preferenza (tramite il sistema del punteggio) nell’assegnazione dell’alloggio. Proprio come avviene nel regolamento del Comune di Ferrara”.
La sentenza citata dal vescovo, infatti, dichiara incostituzionale la legge regionale della Lombardia, in materia di Edilizia residenziale pubblica, “soltanto -e sottolineo soltanto- nella parte in cui considera la residenza (ultraquinquennale, nel caso di specie) quale presupposto di ammissione al beneficio, e non quale criterio di preferenza (che, si ribadisce, viene considerato del tutto legittimo). Una analoga pronuncia era stata del resto già adottata dalla Corte Cost. nel lontano 2014 con riguardo alla Liguria (che aveva fissato quel termine addirittura in otto anni), motivo per cui l’Emilia Romagna, per non incorrere nel rischio di incostituzionalità della propria legge, ha preferito limitare gli anni a tre (certamente molto più ragionevole)”.
Il senatore offre infine un’ultima considerazione: “Con il recente decreto immigrazione, approvato dalla maggioranza giallorossa a fine anno, i migranti che entreranno clandestinamente in Italia avranno infinite possibilità in più di restarvi per sempre, basterà lamentare una qualche calamità naturale (siccità, inondazione…), o che nel loro paese non ci sono cure mediche al livello delle nostre, o addirittura di essere discriminati per la loro “identità di genere” (che come noto è uno stato d’animo, non verificabile o dimostrabile). E, incredibile a dirsi, basterà anche solo dichiarare il timore di subire “una violazione della vita familiare o privata” (testuale nella legge). Insomma, porte aperte per tutti”.
Da qui le conseguenze apocalittiche immaginate da Balboni: “Prepariamoci quindi ad una vera e propria invasione di migranti, di fronte alla quale il nostro sistema di protezione sociale difficilmente potrà reggere. A questo ci sta portando l’ideologia immigrazionista abbracciata anche dal nostro Vescovo. Milioni di italiani, messi in ginocchio dalla pandemia e dalla crisi economica più terribile che la storia ricordi, si troveranno a dover competere con milioni di immigrati per casa, lavoro, sanità, scuola…”.
Insomma, “una guerra tra poveri che rischia davvero di accendere focolai di razzismo da sempre estranei al popolo italiano. Ma di questo purtroppo il nostro vescovo non pare preoccuparsi. Esattamente come la sinistra”.
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