Economia e Lavoro
16 Dicembre 2020
Bilancio di fine anno amaro per molti settori ma incoraggiano i segnali di resilienza cooperativa. Tre i pilastri per la ripartenza

Legacoop, gli scenari per ripartire dopo il Covid

Andrea Benini, presidente di Legacoop Estense
di Redazione | 5 min

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Andrea Benini, presidente di Legacoop Estense

Andrea Benini, presidente di Legacoop Estense

di Matteo Bellinazzi

Tempo di tirare le somme per tante realtà. Con l’avvicinarsi della fine anche di questo tragico 2020 è il momento dei consueti bilanci di fine anno. Lo è anche per Legacoop Estense del presidente Andrea Benini, la quale associa 209 cooperative fra Modena e Ferrara, con circa 480mila soci, 31mila occupati e un valore della produzione di 6.4 miliardi di euro.

“Il Covid-19 ha avuto pesanti ripercussioni su quasi tutte le associate” afferma come era prevedibile Benini, “con conseguenze più drammatiche in filiere non riconosciute come essenziali (quali cultura, turismo, socialità con pesanti contraccolpi su cooperative giornalistiche e culturali e di organizzazione eventi), meno in altre (agroalimentare, utility, assicurazioni e finanza)”. Anche alla luce di questo il sistema cooperativo 

Gli effetti negativi, in termini di flessione dei ricavi, aumento dei costi e dei debiti finanziari e di impatto sul lavoro, “hanno colpito l’84% delle cooperative indipendentemente dalle dimensioni, ma quelle medio-grandi hanno mostrato una superiore resilienza, grazie alla loro più solida struttura organizzativa e finanziaria”.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali durante il lockdown della scorsa primavera “ai quali hanno aderito il 67% delle imprese della cooperativa, coinvolgendo il 30% dei lavoratori complessivi, unito a riserve e disponibilità ha dato la possibilità al 75% delle cooperative aderenti di anticiparli ai dipendenti”.

Come detto i danni vanno differenziati per settore. L’agroalimentare ha fatto i conti anche “con i danni causati dai cambiamenti climatici e dalla cimice asiatica che si sommano ai danni causati dalla chiusura di bar, ristoranti, hotel e mense, solo in parte compensato dall’andamento in controtendenza della grande distribuzione”.

“Nel lockdown sono stati penalizzati i grandi centri commerciali per le limitazioni ai movimenti sui territori–spiega Benini–, mentre hanno ottenuto risultati positivi i punti vendita di prossimità. Oggi sono pesanti le ripercussioni sulle vendite derivanti dalle chiusure prefestive e festive dei negozi nelle gallerie commerciali e dei reparti no-food negli ipermercati”.

Pesante l’impatto alla ristorazione collettiva che ha risentito molto del brusco stop, e che sta tuttora pagando con la difficoltà di ripresa delle mense scolastiche e universitarie e dell’utilizzo dei buoni pasto, e pesantissime le ripercussioni per tutti i servizi legati a cultura e turismo (teatri, mostre, spettacoli, eventi, convegni, congressi, fiere, circoli e polisportive), le realtà che stanno soffrendo di più con perdite ingenti (picchi fino al 90% del fatturato totale) che perdurano nel periodo autunnale.

Come era prevedibile hanno tenuto parzialmente le imprese cooperative collegate alla filiera della grande distribuzione e quelle a forte internazionalizzazione, mentre i danni più significativi gli hanno avuti le attività concentrate sul mercato domestico.

Infine, l’elevata richiesta delle attività di sanificazione alla ripartenza ha parzialmente compensato le perdite causate dalle riduzioni dei servizi in fase di lockdown.

“Nonostante le pesanti conseguenze del lockdown, le cooperative si sono attivate a sostegno dei territori e delle comunità di appartenenza – sottolinea Benini –, a partire dalle donazioni al sistema sanitario (oltre 900.000 €), che si sono aggiunte a innumerevoli azioni di solidarietà”.

Forte la volontà di guardare al futuro, con iniziative volte a favorire l’autoimprenditorialità cooperativa, promossa da Legacoop con “la prima edizione del Bando Coopstartup Estense, che ha messo a disposizione oltre 50.000 euro per nuove startup cooperative: 17 i progetti selezionati per il percorso di affiancamento e tutoraggio, che porterà a premiare i 5 migliori progetti. Ma anche la sottoscrizione con i sindacati del Protocollo sui Workers Buyout, volto a sostenere i lavoratori di imprese in crisi o con problemi di ricambio generazionale, che vogliano costituirsi in cooperativa per salvaguardare la produzione e il proprio posto di lavoro”.

Fondamentale più che mai in questo momento storico valorizzare le filiere territoriali con la “cooperazione fra cooperative, che proseguono la loro attività con operazioni di fusione e aggregazione volte a dare maggiore solidità e prospettive di sviluppo attivando consorzi e reti fra imprese”.

La maggior parte delle cooperative prevede una progressiva ripresa sul lungo termine, ma per il 9% i danni saranno permanenti, rivela l’ultima indagine congiunturale promossa dal Centro Studi Legacoop, rendendo prioritario “una più elevata cooperazione come metodo di lavoro, sostenibilità economica, sociale e ambientale come visione di sviluppo, utilizzo strategico delle risorse del Next Generation UE per ammodernare il paese in una logica intergenerazionale. Questi i tre capisaldi che riassumono la visione strategica di Legacoop Estense per la ripresa”.

“È indispensabile – sottolinea Benini – che le risorse del Next Generation EU siano impiegate in modo efficiente e produttivo, con progetti articolati su imprese e lavoro, ambiente ed energia, appalti ed edilizia, welfare, turismo e patrimonio culturale”.

A tal fine due sono le premesse fondamentali per l’efficace attuazione di qualsiasi politica economica, “efficienza della Pubblica Amministrazione e nuovo patto fra pubblico, privato e privato sociale per promuovere le forme di autoorganizzazione economica e sociale, come quella cooperativa, presenti nelle comunità”.

Una ripartenza sarà possibile – dichiara Benini in conclusione – solo ragionando su progettualità di ampio respiro, in un’ottica di area vasta e collegandosi alle direttrici dello sviluppo della via Emilia, della Cispadana/Brennero, del Porto di Ravenna. Importante costruire politiche territoriali di sviluppo delle filiere più competitive insieme alle grandi imprese del territorio, che hanno capacità di analisi e di investimento, coinvolgendo anche l’Università, e contemporaneamente ridurre le diseguaglianze di accesso ai servizi primari tra città e aree interne (appennino e bassa ferrarese). Infine, ma non ultimo, occorre consolidare la collaborazione tra pubblico e privato per costruire insieme il welfare del futuro”.

 

Il Bilancio di Legacoop nell’anno del Covid

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