Gentile direttore e gentili lettori.
Oggi ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, di cui si tratta tra cronaca e segnalazioni di appuntamenti. Come è giusto che sia, perché gli approfondimenti, i pareri, le istanze, servono a prendere atto della realtà e di quel che della realtà ci sfugge.
Quello della violenza contro le donne è un tema paludoso, dove il rischio è essere retorici, facendosi scudo di un politicamente corretto che non può che essere accolto e condiviso. O provocatori, assicurandosi il plauso di un mondo, per lo più maschile, che cerca nelle debolezze – chiamate ingenuità – delle donne, la motivazione della propria perdita di controllo.
In sintesi, la colpa è nostra che sbagliamo ad amare poco, ad amare male, ad amare altri, a non amare più. Così si confonde l’ossessione col sentimento, il possesso con la condivisione. Ne parliamo da anni eppure il fenomeno dilaga, complice in questo 2020 anche il Covid e la costrizione di molti a convivenze forzate.
E’ giusto dunque domandarsi cosa si può fare in più, ancora. Perché la società evolve e insieme ad essa gli strumenti utilizzabili per contenere, se non debellare, il fenomeno. Oggi (mercoledì), in Senato, voteremo un disegno di legge unanime per introdurre novità in tema di statistiche.
Un Ddl che mette al primo punto la necessità di garantire un flusso informativo adeguato per cadenza e contenuti al fine di progettare politiche di prevenzione e contrasto, assicurando così un effettivo monitoraggio del fenomeno. Quindi con condivisione simultanea di tutti gli enti che se ne occupano, con suddivisione tra violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, stalking.
Solo così la politica potrà mettere in campo strumenti efficaci, dinamici, destinati a una platea sempre più vasta. E penso ai giovanissimi, affatto immuni. Accanto, bisogna trovare – e qui serve un’alleanza con i media – modalità di narrazione e utilizzo delle parole che non inducano all’assuefazione.
La trappola è l’edulcorazione, la possibilità di voltare pagina, la convinzione che riguardi sempre altri. Bisogna invece che siamo tutti vigili, anche e soprattutto gli adolescenti, che possono essere di supporto per coetanei in difficoltà. Non c’è un’età in cui farsi carico del problema, che ha radici antiche.
Infine, nella giornata contro la violenza sulle donne, vorrei non dimenticassimo i bambini, i figli che assistono. Persone che saranno sempre traumatizzate e correranno da adulti il rischio di ripetere, in prepotenza o sottomissione, i comportamenti visti, vissuti e patiti in famiglia.
Paola Boldrini, senatrice Pd, membro Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza