Attualità
5 Ottobre 2020
Tra Genova e impegno politico l'autore di Kobane Calling intervistato al Verdi da Giovanni De Mauro per Internazionale a Ferrara

Zerocalcare: “Alla Diaz prima volta in cui ho sentito che un apparato statale me voleva ammazzá”

di Redazione | 3 min

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Era partito sabato parlando di razzismo e del movimento Black Lives Matter il Festival di Internazionale a Ferrara, e prosegue domenica con Giovanni De Mauro che intervista Zerocalcare, al secolo Michele Rech. Un incontro molto partecipato, all’ex Teatro Verdi, nel quale il protagonista, incalzato dal direttore di Internazionale, si racconta passando dalla timidezza e insicurezza personale fino all’esperienza del G8 a Genova. Proprio a quest’ultimo, annuncia De Mauro, “sarà dedicato uno dei week-end del festival visto che nel 2021 ricorre il ventennale”.

Un momento di svolta per il fumettista e per il settimanale che, proprio a partire dai fatti del luglio 2001, e grazie al racconto che ne hanno fatto, hanno visto nascere e aumentare i propri lettori. “Importante – dice Zerocalcare – restituire quelle giornate nella loro complessità” oltre che, aggiunge De Mauro, “raccontare quegli avvenimenti a chi non li ha mai vissuti”. Spiega infatti il direttore che da sempre, quando lo invitano a delle conferenze, gli chiedono di raccontare la storia di Internazionale e sempre più, quando parla di “Genova”, si accorge che deve ricordare i fatti accaduti, la Diaz, Bolzaneto e la morte di Carlo Giuliani. Avvenimenti tragici e drammatici per la storia del nostro paese. “Prima volta in cui ho sentito che un apparato statale me voleva ammazzá!” spiega Zerocalcare, e aggiunge: “Mi ha cambiato la vita, mi ha fatto sentire come se non potessi più fidarmi”.

Oltre al racconto di quei tragici momenti che hanno segnato la vita di una generazione, si svaria tra molti argomenti, dalla nascita dei suoi fumetti alla partecipazione a Propaganda, dal lockdown fino alla sua appartenenza politica. A momenti seri si alternano momenti più divertenti attraverso i quali il fumettista spiega di proteggersi. I video che hanno accompagnato molti telespettatori durante gli ultimi mesi nascono invece “in fila, fuori da un supermercato”, dopo aver assistito a una delle classiche scene che tutti i media hanno raccontato, decide di tornare “a casa e disegnarla facendo una storiella”. Poi “mi hanno chiamato – dice –, io stavo con il terrore, con i fumetti sono molto più preparato. Quando gli ho dato sta roba sono stato in ansia per due giorni”.

La televisione ha poi portato molta notorietà, con la gente che lo ferma per strada, ma ha anche “portato i mostri”. “Mi sono riempito – dice – di gente che mi scriveva: ‘la roba tua è bellissima’. Poi stavano nel profilo Facebook abbracciati a Salvini”. La posizione politica di Zerocalcare è chiara ma, sottolinea De Mauro, “credo non ci siano tante persone in Italia con una visibilità come la tua e contemporaneamente un radicamento in un impegno politico militante così forte”. “Kobane – spiega il fumettista – è stata uno spartiacque” tra impegno politico e l’attività di fumettista per la quale cerca “di mantenere un equilibrio”. “A me – spiega – dell’approvazione del pubblico mi frega fino a un certo punto e invece mi interessa molto l’approvazione del mio mondo, i centri sociali”. Cerca quindi di mantenere un equilibrio tra il rischio di diventare solamente mainstream e quello di perdere quel mondo di cui gli importa di più. Per questo tenta di rimanere nel mezzo, “per l’impatto che puoi avere”, per essere “più forte quando fai una cosa politica”.

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