Occhiobello
27 Settembre 2020
Scoperto un busto dedicato al fondatore Francesco Pellegrini, il figlio: “Abbiamo accompagnato nel tempo lo sviluppo e la crescita della comunità di Occhiobello”

La casa di cura “Santa Maria Maddalena” festeggia 70 anni

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di Redazione | 3 min

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Occhiobello. È una struttura al di là del Po, ma che i ferraresi conoscono bene e apprezzano. Oggi la casa di cura “Santa Maria Maddalena” di Occhiobello compie 70 anni di attività: il traguardo è stato festeggiato questa mattina con la scopertura di un busto dedicato al fondatore Francesco Pellegrini senza alcuna cerimonia aperta al pubblico a causa della pandemia.

“La casa di cura, oggi diventata presidio – ha detto il presidente della “Santa Maria Maddalena” e figlio del fondatore, il prof. Franco Pellegrini – aprì i battenti il 27 settembre 1950 con un nucleo centrale costituito da 3 piani di 560 metri quadrati ciascuno e 50 posti letto”. Oggi, dopo sei ampliamenti, la superficie ha raggiunto i 6430 mq ai quali si aggiungeranno, il prossimo anno, i 1560 mq del settimo ampliamento che comprenderà una nuova ala con il reparto di fisioterapia, il blocco operatorio con due sale ibride e un nuovo reparto degenze.

“La nostra è una famiglia con la medicina nel Dna, siamo alla settima generazione di medici – ha proseguito Pellegrini – ed abbiamo accompagnato nel tempo lo sviluppo e la crescita della comunità di Occhiobello”.

Oggi collaborano con la casa di cura 250 persone: 130 dipendenti e 120 liberi professionisti e viene ospitata una media di 500 pazienti al giorno: ogni anno vengono erogate 5 mila prestazioni di pronto soccorso e l’attività spazia da interventi di urologia, chirurgia generale, ginecologia, oncologia e traumatologia d’urgenza.

“Il valore sociale del presidio sta però nel fatto che la scelta di mio padre non fu finalizzata solo alla salute, ma anche allo sviluppo della società. Quando la frazione di Santa Maria Maddalena risorse dopo la guerra – prosegue Pellegrini – erano presenti infatti solo una piccola chiesa costruita dal parroco don Aldo Rizzo con mattoni recuperati dalla vecchia chiesa bombardata ed alcune casette. Nel 1948 iniziarono i lavori per la costruzione della casa di cura in mezzo ad un campo agricolo. Due anni dopo, sorse la nuova chiesa. Nel 1951, ad un solo anno dalla sua apertura, fu sommersa dalle acque dall’alluvione del Po. Ma la casa di cura ha continuato a lavorare e fornire soccorso ai piani superiori”.

“In questi 70 anni – ha sottolineato l’Ad del presidio ospedaliero, Vittorio Morello – la popolazione di Occhiobello è aumentata, in netta controtendenza con il resto della provincia, così come è cresciuto il reddito pro capite: tutto questo sta a testimoniare il contributo essenziale dato dal presidio, alla crescita e al benessere di questo territorio”. Nell’immediato futuro, oltre all’ultimazione dei lavori relativi alla nuova ala, è previsto il potenziamento dell’attuale punto di primo intervento che, a seguito del riconoscimento regionale della qualifica di presidio, diventerà un pronto soccorso a tutti gli effetti. “Il futuro? Sarà l’intelligenza artificiale che è già entrata in casa di cura affiancando il medico al fine di migliorare le capacità diagnostiche e i processi terapeutici – spiega il direttore sanitario, Paolo Colamussi – In radiologia, ad esempio, abbiamo acquisito dei software di intelligenza artificiale in grado di facilitare l’identificazione di noduli nella mammella, nei polmoni e di piccole lesioni del colon. Dal punto di vista terapeutico, poi, la robotica consente oggi alla casa di cura una pianificazione delle terapie che vengono disegnate su misura del singolo paziente”.

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