Cronaca
23 Settembre 2020
Il consigliere a processo per diffamazione. Su Facebook la definì ‘t...a” e “ritardata mentale”

Insulti alla dissidente leghista, Solaroli sceglie l’abbreviato

di Elisa Fornasini | 2 min

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Stefano Solaroli sceglie il rito abbreviato nel processo che lo vede imputato per diffamazione nei confronti di una ex simpatizzante leghista. L’udienza filtro si è tenuta martedì 22 settembre davanti al giudice Silvia Marini che ha rinviato la discussione al 4 novembre, quando il consigliere comunale della Lega, difeso dall’avvocato Carlo Bergamasco, dovrà rispondere dell’accusa di aver pesantemente diffamato su Facebook una dissidente del Carroccio.

La vicenda, si ricorderà, riguarda alcuni commenti scritti da Solaroli sotto alcuni post su Facebook dell’attuale vicesindaco Nicola Lodi e di un’altra ex supporter del Carroccio tra il maggio e il luglio del 2017.

La persona offesa, scontenta dei toni che alcuni esponenti della Lega continuavano ad usare, aveva deciso di non partecipare alla manifestazione del 12 marzo di quell’anno organizzata dalla Lega contro il degrado in Gad.

Per questo venne presa di mira da alcuni militanti e in particolare da Solaroli che il 16 maggio scrisse su Facebook un commento sotto un post a lei riferito: “ah, ah, ancora che caghi quella ritardata mentale che fa comunella con i reduci di San Bartolo (clinica psichiatrica di Ferrara, ndr)”. Tempo un giorno per rincarare la dose: “a me lei viene in mente soprattutto quando faccio la cacca”.

Qualche mese dopo, il 5 luglio, nell’ambito di una conversazione via Facebook sul profilo di Nicola Naomo Lodi, che aveva pubblicato il luogo di nascita della dissidente, Solaroli calcò ancora di più la mano: “troia”, seguito da tre emoticon con faccine sorridenti.

Lo stesso giorno, in un altro post sempre sul profilo di Lodi in merito all’interruzione dei rapporti con alcuni attivisti, tra i quali la persona offesa, scrisse un ulteriore commento, definendola “busgata” (espressone dialettale che indica la scrofa). Per questa serie di insulti è finito a processo per diffamazione pluriaggravata (dal mezzo della diffusione via social e dalla continuazione).

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