Economia e Lavoro
22 Maggio 2020
L'analisi di Cso: la quota schizza al 77,2% nell'attività di raccolta.

Nell’ortofrutta il 44% della manodopera stagionale è straniera

di Redazione | 3 min

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(archivio)

Se ne sente parlare molto in questi tempi perché è venuta a mancare a causa dell’emergenza Covid-19. Parliamo della manodopera straniera stagionale in agricoltura che, secondo un’analisi di Cso Italy nel comparto ortofrutticolo, rappresentata il 44,6% del totale, che diventa il 77,2% se si parla di attività di raccolta.

“Cso Italy – dichiara la direttrice Elisa Macchi – ha ritenuto utile porre attenzione, con le proprie attività di ricerca, a questo delicato momento con un’analisi quantitativa sulla carenza di manodopera straniera stagionale condotta su un campione di soci che rappresenta circa 600.000 tonnellate di ortofrutta. Un campione non in grado di rappresentare il mondo ortofrutticolo italiano nel suo complesso, ma capace di descrivere comunque un’importante realtà”.

È stata compiuta un’analisi quantitativa su un campione di soci, focalizzata su alcune colture (sia frutticole che orticole) e su alcune principali aeree di produzione (Emilia Romagna, Trentino, Piemonte, Campania e Lazio). La manodopera straniera rappresenta per il settore ortofrutticolo un fattore chiave durante le attività di raccolta dei prodotti freschi: in base al campione analizzato, nel triennio 2017-2019 i produttori hanno impiegato circa 53.000 lavoratori stagionali (sia italiani che stranieri). I lavoratori stagionali stranieri, rappresentano, come detto, il 44,6% del totale nel complesso, di cui il 77,2% impegnato nelle operazioni di raccolta, quote elevatissime se si pensa che gli stranieri in Italia rappresentano il 10% della popolazione italiana (fonte Ismu, 2020).

A causa dell’emergenza sanitaria, molti migranti stagionali, già da marzo sono stati impossibilitati a venire in Italia, mettendo a rischio il raccolto. Dal lavoro è emerso, quindi, che la carenza di manodopera in Italia dipende in larga misura dai lavoratori stranieri in particolare nel periodo di raccolta.

“La maggior parte di essi, circa il 51% proviene dall’Est Europa e a seguire dall’Africa – specifica Assunta Cecere di Cso Italy – e si è evidenziato, nel dettaglio, che la maggior parte dei paesi di provenienza riguarda: Romania, Marocco, India, Albania e Polonia. In base al dossier, anche per il 2020 i produttori ortofrutticoli del campione studiato, confermano l’importanza della manodopera stagionale straniera, con una previsione di oltre 17.000 unità per le colture e aree di produzione oggetto dello studio”.

“Questo numero – dichiara Federico Passarelli di Cso Italy- conferma la tendenza degli ultimi anni e dimostra come nonostante la minore produzione prevista per quest’anno il fabbisogno di manodopera rimanga elevato”.

A livello europeo, invece, la mancanza di manodopera straniera stagionale appare simile allo scenario italiano: i principali Paesi agricoli europei (Belgio, Francia, Spagna, Polonia, Germania) necessitano tra i 20.000 e i circa 300.000 lavoratori stagionali per sostenere le attività produttive dell’intero settore nel 2020. Ogni Paesi Eu ha messo in campo attività di reclutamento volontario di lavoratori stagionali per il settore agricolo: purtroppo, questo sistema non sta garantendo un apporto sostanziale (per esempio, in Francia molti rinunciano a lavorare in campagna perché è troppo faticoso). L’elemento in comune tra questi Paesi è l’impellente necessità di creare un sistema capace di coniugare la disponibilità di manodopera e il rispetto delle precauzioni sanitarie anti Covid-19: alcuni paesi, come Polonia, Germania e Francia stanno introducendo la “quarantena attiva”.

“Siamo consapevoli – conclude il direttore Macchi – che, oggi più che mai, la forza lavoro straniera specializzata può svolgere un ruolo decisivo per il sistema imprenditoriale locale ed europeo e ci auguriamo che la “quarantena attiva” venga accolta anche in Italia”.

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