Mons. Perego, nell’omelia tenuta a Jolanda di Savoia, nel commemorare Don Pietro Rizzo, ha elogiato Mons. Ruggero Bovelli, Arcivescovo di Ferrara dal 1929 al 1954. Ha inoltre citato numerosi sacerdoti che ebbero grandi meriti nei confronti della popolazione. Tutto giusto, ma, dalle parole di Mons. Perego, sembra che l’Arcivescovo dell’epoca e i numerosi sacerdoti citati, siano stati protagonisti della Resistenza, o almeno di una non meglio precisata “Resistenza morale” di cui finora non si era avuta notizia, salvo qualche sporadico caso. Gli storici, fino ad oggi, non hanno parlato di questo diffuso antifascismo, anche perchè il clero locale (Arcivescovo in testa) aveva molto apprezzato la riconciliazione fra Stato e Chiesa del 1929.
Circa l’atteggiamento del clero e dei cattolici ferraresi verso il fascismo, basterebbe poi rileggere le parole di aperta ammirazione del Conte Giovanni Grosoli, la cui figura è stata recentemente ricordata proprio da Mons. Perego.
Tralasciando questo aspetto (che gli studiosi potranno approfondire), noto invece che il nostro Pastore non ha ritenuto di ricordare le violenze e omicidi avvenuti dopo il 25 aprile.
Forse Mons. Perego, che non è ferrarese, conosce poco la nostra realtà, ma gli ricordo che Mons. Ruggero Bovelli, che diede sempre prova di essere “super partes”, in data 18 giugno 1945, inviò alla Santa Sede una relazione in cui diceva che “…sono giorni questi di repressione, fatta senza pietà e già si hanno a lamentare molte vittime prelevate, uccise, scomparse da casa”.
Basterebbe poi leggere le parole di Don Mario Rescazzi, parroco di Quartesana, costretto a spegnere la luce e sbarrare la porta, per rendersi conto del clima di terrore, culminato a Quartesana con l’eccidio di via Ponte Rigo, rimasto impunito (come vari altri), secondo quanto riportato da Don Vittorio Serafini.
A Serravalle fu minacciato di morte dai partigiani comunisti Don Giovanni Baravelli (già cappellano militare), ma la sorte peggiore capitò al povero Don Bartolini, parroco di Dosso. E gli esempi potrebbero continuare.
Visto che Mons. Perego cita ed elogia don Lorenzo Bedeschi, gli consiglio di leggere (o rileggere) un illuminante scritto del medesimo: “L’Emilia ammazza i preti”.
Don Bedeschi scrive che Don Raffaele Bartolini “fu eliminato la sera del 20 giugno 1945, perchè la sua abilità psicologica e intelligente era di grave ostacolo all’organizzazione estremista. Fu ucciso davanti a molti parrocchiani, sul sagrato della chiesa. Stava godendo il fresco e conversando con la sua gente davanti alla canonica la sera tardi, parlando del più e del meno, quando due giovanotti in divisa caki e armati, intimarono il coprifuoco. «A casa tutti, tu no» dissero rivolti verso il parroco. Lo trascinarono con sè, mentre la gente fuggiva, ed egli si dimenava. La breve colluttazione fu terminata con una scarica di pistola e di mitra. Fu lasciato morto sul sagrato. I due se ne andarono tranquillamente. Li attendeva una motocicletta sulla strada”.
Sarei veramente contento se Mons. Perego, assieme a Mons. Zuppi (visto che Dosso fa parte della diocesi di Bologna e la carità, come la misericordia, non ha confini) si recasse il prossimo 20 giugno davanti alla chiesa di Dosso e recitasse un “Requiem” per il povero parroco trucidato da partigiani comunisti.
Ricordare le centinaia di religiosi uccisi nel periodo bellico e anche dopo, uno per tutti il quattordicenne Beato Rolando Rivi ucciso dopo giorni di tortura, sarebbe il modo migliore per evitare di apparire un poco strabico, con un occhio che, stranamente, guarda sempre dolcemente a sinistra.
Alcide Mosso Consigliere Lega per Salvini