Nel discorso pronunciato via Facebook da Alan Fabbri per il 25 aprile il nostro sindaco (forse memore di suo nonno, partigiano “bianco”) ha citato il padre di Dario Franceschini, che da giovane partigiano combattè contro il nazifascismo e attese gli alleati sventolando il tricolore sullo scalone del Municipio.
Il nostro sindaco avrebbe tuttavia dovuto – per completezza di storia familiare – parlare anche del nonno materno di Dario, ovvero Giovanni Gardini di Poggio Renatico, la cui storia è ben descritta da Giampaolo Pansa nel libro «La Grande Bugia» (capitolo «Storie di famiglia»). Storia vera perchè fu raccontata a Pansa dallo stesso Dario.
Il nonno dell’attuale Ministro (parlo di Giovanni Gardini, cognato di Enrico Caretti, segretario del Pnf di Tripoli dove aveva seguito Italo Balbo, nonchè Console Generale della Milizia) ebbe due figli, che chiamò Annio (in onore del gerarca Annio Bignardi) e Gardenia, futura madre di Dario. Giovanni Gardini, fascista convinto, aderi anche alla RSI: per tale motivo fu nominato podestà di S. Donà di Piave e commissario della Centrale Milanese del Latte. Dopo il 25 aprile, Giovanni Gardini venne attivamente cercato dai partigiani per un motivo ben esplicitato dalle scritte che la piccola Gardenia leggeva tutte le mattine sui muri di Poggio Renatico: «a morte Gardini».