Altri sport
23 Aprile 2020
Intervista al presidente Sergio Vancini sulla fase 2: “Il nostro impegno non mancherà, e sarà massimo, ma da soli non sarà facile ripartire”

Dubbi e perplessità, ma al Centro Nuoto Copparo c’è tanta voglia di ripartire

di Redazione | 6 min

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Il Centro Nuoto Copparo, con i suoi circa 4.000 iscritti e oltre 200 atleti agonisti nelle varie discipline, gestisce un centro sportivo all’avanguardia, che consta di 3 piscine coperte, 2 scoperte con ampio parco e 4 campi da beach, 2 palestre di cui una attrezzata Technogym, 2 campi da tennis e calcetto coperti, 3 campi da tennis scoperti, un centro fisioterapico con piscina per la riabilitazione e anche il Palazzetto dello Sport di Copparo. Tutto questo fa del Centro Nuoto Copparo una delle società più importanti e attive nel panorama provinciale per l’attività sportiva di base, per il costante intervento sul sociale, per l’attività agonistica che sviluppa, per l’importante contributo che dà per la tutela della salute e la prevenzione, vero cuore pulsante dello sport e del tempo libero copparese, ma anche punto di riferimento per molte delle zone che con Copparo confinano, Ferrara compresa.

Così avvicinandosi, e speriamo sia vero, la fatidica Fase 2, abbiamo voluto rivolgere alcune domande al presidente del sodalizio copparese per capire come ci si può preparare alla ripresa delle attività.

Gent.mo Vancini l’improvvisa chiusura forzata che ormai si sta protraendo da quasi due mesi ( il 4 maggio saranno 2 mesi esatti) che problemi ha creato e come avete cercato di affrontarla?

Tre sono gli ordini di problemi che abbiamo dovuto affrontare, il primo legato alla preoccupazione di non poter più garantire un lavoro agli oltre 60 operatori che lavorano per noi, il secondo legato all’interruzione improvvisa della nostra liquidità, pur restando in essere tutte le nostre obbligazioni con fornitori, utenze e mutuo e la terza legata al mantenimento in funzione, anche se al minimo possibile, di impianti complessi come le piscine, garantendo anche il controllo ed un minimo di manutenzione e pulizia di tutte le strutture che gestiamo.

Non è facile, prosegue Vancini, ma ce la stiamo mettendo tutta, siamo riusciti a garantire tutti gli stipendi, compensi e rimborsi di febbraio, abbiamo dato ai nostri operatori il supporto per accedere ai finanziamenti previsti dal Cura-Italia, siamo intervenuti per accedere alla cassa integrazione per i dipendenti, abbiamo attivato tutte le procedure per la sospensione del mutuo che abbiamo a seguito della ristrutturazione del Centro Sportivo e stiamo lavorando “come i matti” per cercare di mantenere al meglio gli impianti in modo da farci trovare pronti quando ci daranno il via per la ripresa delle attività.

Quale il problema più grosso?

Sono tutti problemi grossi, ma uno su tutti ci può tagliare le gambe e rappresenterà il discrimine fra ripresa e chiusura.

A cosa si riferisce presidente?

Alla liquidità e alla disponibilità di risorse per poter ripartire, vede, nonostante la chiusura e quindi alla totale mancanza di entrate, continuiamo a spendere per mantenere al minimo le strutture e dovremo anche liquidare ai nostri collaboratori i giorni lavorati di marzo, pochi, ma comunque un’obbligazione importante, ed il barile è stato raschiato tutto, dovremo far fronte alle nostre obbligazioni, forse non subito, ma bollette, fornitori e mutuo non svaniranno con l’inizio della Fase 2 o con la fine dell’epidemia, e l’investimento che dovrà essere fatto per allestire e dare il via alle attività sarà molto importante e dubito potrà essere fatto aggiungendo ad obbligazioni altre obbligazioni, questo è il rischio più grosso.

La vedo molto preoccupato, quindi cosa pensa si dovrebbe fare?

Faccio una premessa: in Italia lo sport dilettantistico, agonistico, la formazione sportiva e la pratica di attività motoria e sportiva da parte di tutte le fasce della popolazione è garantita dalle Società Sportive, non dalla scuola, non dall’università come succede in altri Paesi del mondo e nemmeno dallo Stato, il nostro tra l’altro non ha nemmeno una legge sullo sport, per cui è da questa semplice osservazione che le istituzioni dovranno partire per decidere il da farsi.

Quindi lei pensa che le risorse per la ripartenza dovranno arrivare dalle istituzioni (Stato, Regioni e Comuni)?

Non vorrei essere così categorico e dare l’idea che anche le società non debbano fare la propria parte, ma non più tardi del 18 aprile il presidente della Federazione Italiana Nuoto, senatore Paolo Barelli, in un’intervista ad Italpress ha dichiarato, papale papale: “Serve un’iniezione immediata di liquidità, 200 milioni a fondo perduto per sostenere le società, senza le quali lo sport in Italia non si fa e possiamo chiudere tutto, dalle federazioni al Coni stesso… senza le società dilettantistiche lo sport in Italia non esiste ” e questa sarebbe la parte dello Stato, la Regione Emilia Romagna per parte sua pare stanzierà circa 3.500.000 euro sotto forma di vaucher alle famiglie finalizzati alla ripresa delle attività sportive per i figli, ma credo dovrà anche valutare un’ulteriore iniezione di risorse finalizzate ai gestori degli impianti sportivi pubblici per aiutarli nella riapertura, poi credo che le amministrazioni locali dovranno fare tutto quanto è nelle loro possibilità e anche di più, per agevolare la riapertura degli impianti sportivi di loro proprietà e la ripresa delle attività supportando le società sportive del proprio territorio, direttamente (contributi ed esenzione dal pagamento dei canoni) e indirettamente (sponsor di ditte, aziende, partecipate o altro che ovviamente non abbiano pagato questa crisi) affinché possano avviare le attività nel rispetto delle regole sanitarie che per forza, almeno per un certo periodo, vorranno dire minor numero di utenti all’interno degli impianti e quindi minori risorse disponibili.

E il ruolo delle società sportive ?

Le società sportive stanno pagando molto, sia quelle che gestiscono impianti che quelle che organizzano solo attività e sono al limite del collasso, alcune forse hanno già collassato, ed ora hanno bisogno d’aiuto, ma avranno un ruolo importantissimo in questa Fase 2 perché dovranno, qualora ci fossero, utilizzare le poche risorse a loro disposizione per far ripartire l’attività in piena sicurezza e per garantire la fruibilità degli impianti nel rispetto delle prassi di massima igiene, perché volenti o nolenti per un po’ saremo costretti a fare sport convivendo con il virus.

Dovranno inoltre mettere in campo, soprattutto dopo un periodo d’isolamento delle persone, le migliori professionalità tecniche, didattiche e psicologiche perché si possa veramente parlare di una ripartenza.

E il Centro Nuoto Copparo?

Noi ci siamo, seppur nel mezzo di grandi difficoltà, soprattutto economiche, metteremo a disposizione tutte le nostre capacità organizzative e tecniche, che ci hanno contraddistinto in oltre 40 anni di attività, perché Copparo non debba perdere il Centro Sportivo, perché i nostri atleti possano tornare presto ad allenarsi e a gareggiare, per poter riprendere a garantire ai copparesi e a tutti i nostri utenti il ritorno a godere di tutti i servizi sportivi, del tempo libero e sanitari che abbiamo sempre offerto. Scalpitiamo per farlo, non vediamo l’ora di riaccendere i motori, siamo, come si suol dire, “come un leone in gabbia”, ma attenzione, senza le garanzie di cui parlavo prima sarà estremamente improbabile ripartire, senza una sinergia d’intenti e di mezzi fra noi e le istituzioni difficilmente riusciremo a riprendere, ma confido che questa sensibilità e collaborazione non verrà meno.

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