
Foto tratta dal sito ufficiale www.spalferrara.it
di Davide Soattin
Nel pieno della tempesta scatenata dall’emergenza sanitaria legata al diffondersi del Coronavirus, il mondo del calcio si aggrappa alla Figc e attende di sapere quali saranno le scelte che verranno prese dai vertici governativi, dagli esperti scientifici e dal presidente Gabriele Gravina che, in una dettagliata intervista rilasciata ai taccuini de La Repubblica, ha cercato di fare chiarezza sul momento, ribadendo la ferma volontà di portare a termine la stagione in corso.
Per farlo, gli addetti ai lavori del football nazionale hanno deciso di seguire una linea operativa rigida e precisa, come sottolineato dallo stesso Gravina: “Ho massimo rispetto per la scienza e per chi ha la responsabilità di applicarla, ma non posso ammainare la bandiera. Lavoriamo sul come, non sul quando. Poi, quando il Paese tornerà a vivere, quando ci saranno le condizioni per altri settori tornerà anche il calcio. Lo dico una volta per tutte: il campionato va portato a termine. C’è tempo”.
Il numero uno della federcalcio ha poi aggiunto: “Decideranno insieme e responsabilmente sia governo, che Lega, Figc e medici. Respingo al mittente le accuse di chi vede nel calcio un modo governato da interessi lontani dal contesto sociale del Paese. Al contrario, della nostra ripartenza beneficerebbe tutto il sistema. Penso allo sport di base, all’indotto e al valore sociale del nostro movimento. Lo stop definitivo? Darebbe inizio a una serie di contenziosi. Sul mio tavolo ci sono già le diffide di alcune società. E chi mi chiede di non ripartire non ha poi idea di come risolvere queste criticità. La Fifa ha tracciato la via: non comincerà la nuova stagione senza aver concluso prima questa”.
E a proposito di nuova stagione, Gravina ha cercato di fare chiarezza sulle formule con cui si svolgerà il prossimo campionato di Serie A: “Valutiamo tutte le ipotesi. Una è organizzare le competizioni su anno solare, ma, ripeto, serve il coordinamento con tutte le federazioni europee. Altrimenti, dovremmo chiudere la stagione a maggio prima dell’Europeo. Il campionato 2021 si potrebbe disputare in cinque mesi. Ci sono delle idee sul tavolo, ad esempio una formula con due o più gironi e poi play-off e play-out. Si tratta di misure eccezionali, solo per una stagione”.
Prima però c’è da concludere quella in corso: “Non c’è una deadline per ripartire. Andremo di pari passo con gli altri campionati europei. Se ci faranno giocare a inizio giugno, abbiamo le date utili per terminare a fine luglio. A seguire, le coppe. Se invece dovremo ripartire a settembre, chiuderemo questo campionato a novembre. Per ritornare in campo a gennaio. Trasferire in via eccezionale tutta la A in una sola città? Non si possono giocare dieci partite sullo stesso campo in un weekend e servirebbero venti centri di allenamento. Alla ripresa sarà comunque difficile giocare a Bergamo, Milano, Brescia o Cremona. Un campionato sotto il Rubicone, senza partite al Nord, è una possibilità. Dovremo pensare anche a snellire i calendari in futuro e ridurre il numero delle squadre sarà un’ipotesi reale”.
Sulla crisi economica e finanziaria che ha colpito e continuerà a colpire le società di calcio, con la seria possibilità che numerose corrano il rischio di fallire, il presidente della Figc ha poi concluso: “La preoccupazione c’è, ma faremo in modo di accompagnare questo processo. Il nostro Fondo Salva Calcio è importante anche per questo. La cassa integrazione per i dipendenti dei club? Le società di calcio adottano gli strumenti che la legge riconosce. Da imprenditore il ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti deve essere l’extrema ratio e non la soluzione primaria per affrontare la crisi”.
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