Politica
3 Aprile 2020
La senatrice Boldrini (Pd) chiede la sospensione della distribuzione: "Schermi filtranti che non si possono lavare e stirare, test non conclusi e rischi inutili"

Mascherine, c’è l’interrogazione parlamentare: “Mancano le avvertenze”

di Redazione | 2 min

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Non si chiamano mascherine ma ‘schermi filtranti‘ e nelle buste distribuite alla popolazione c’è il logo del Comune ma non questa puntualizzazione “che sarebbe stata opportuna”; ancora, manca l’indicazione delle avvertenze presenti sul sito della stessa azienda produttrice, la Grafica Veneta: “Va pertanto valutata la sospensione dell’iniziativa, che così realizzata, senza i necessari requisiti di trasparenza, genera equivoci”.

Sono i punti chiave dell’interrogazione parlamentare inoltrata giovedì dalla senatrice Paola Boldrini, capogruppo Pd in Commissione Sanità (e sottoscritta anche dal collega Vincenzo D’Arenzio), ai ministri della Salute e dell’Interno, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, sull’acquisto e consegna delle cosiddette mascherine da parte del Comune di Ferrara.

Tra le premesse del documento: la Grafica Veneta ha sottolineato che si tratta di “schermi filtranti che, pur avendo superato tutti i test previsti e ottenuto le certificazioni necessarie, ancora non si possono definire mascherine chirurgiche” e ha pubblicato un’avvertenza sul proprio sito in cui richiamava l’attenzione a non lavare il prodotto e nemmeno stirarlo fino a che “l’iter dei test che riguardano i cicli di lavaggio e la temperatura adatta non sono stati conclusi”.

Insomma, “l’azienda ha fatto trasparire che non tutti i test erano stati effettuati, avvertenza di cui non c’è traccia nelle buste distribuite dal Comune di Ferrara”.

Boldrini chiede ai titolari dei Dicasteri se risultano effettuatitutti i test dall’ente competente” e se non “si ritenga necessaria, in accordo con la Regione Emilia Romagna, una sospensione della misura così da non esporre inutilmente i cittadini al contagio tramite il mancato rispetto delle regole sull’isolamento e distanziamento sociale e soprattutto – si legge testualmente – non inducendo i cittadini all’utilizzo di una tipologia di mascherine che non sono in alcun modo da considerarsi come un presidio sanitario (Dpi)”.

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