Attualità
2 Aprile 2020
L'appello di Alessandro Bucci, docente al Dipartimento di Ingegneria Unife, al commissario Venturi: “Il coronavirus ha un solo principale vettore: le gambe degli uomini. Ferrare è esempio che isolamento funziona”

Covid-19. “Non diffondiamo il pericoloso messaggio che i ferraresi siano immuni”

di Redazione | 3 min

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“Non diffondiamo in questa fase il pericoloso messaggio che i ferraresi abbiano una qualche forma di immunità fisiologica, genetica”. È l’appello che Alessandro Bucci, docente Dipartimento di Ingegneria all’Università di Ferrara, rivolge al commissario regionale ad acta per l’emergenza coronavirus Sergio Venturi.

È stato proprio Venturi a ipotizzare, nelle sue dirette Facebook per dare gli aggiornamenti sull’epidemia, che il (relativamente) basso numero di contagi registrato a Ferrara e provincia possa dipendere da un qualche fattore biologico caratteristico della popolazione, suggerendo un collegamento – da studiare  e approfondire da parte di Unife – la talassemia e con l’aver avuto a che fare con la malaria.

La spiegazione potrebbe invece essere più semplice e legata al contesto geografico e socioeconomico ferrarese. “Ferrara è la dimostrazione che l’isolamento e la quarantena funzionano. Un caso di ‘distanziamento’ fisico topografico naturale, antropologico, economico-produttivo”, afferma Bucci nella lettera inviata  Venturi.

“La condizione geomorfologica e socio-economica, di cui per altro i ferraresi si lamentano da sempre, fuori dalla via Emilia e avvolti dalla nebbia, sono oggi la nostra salvezza”, osserva l’ingegnere che include in ciò anche “la scelta del Rettore di aver chiuso subito l’università al primo segnale veneto, un gesto pragmatico, efficace ed opportuno (% rilevante degli immatricolati veneti)”.

“Il pendolarismo dei Ferraresi è monitorato con una certa precisione – spiega ancora -. Non è coi grandi numeri verso le aree oggi travolte dal virus, e il pendolarismo col basso Veneto vede negli studenti una componente significativa per una realtà come Ferrara, non l’unica certo. Esiste anche il pendolarismo verso Bologna. I nostri studi mostrano però, secondo un approccio statistico e correlato alle date della diffusione del virus e all’importante azione delle misure dei Dpcm e delle ordinanze, il rilevante ruolo che hanno avuto l’‘isolamento’ e la sconnessione dalle zone a maggior contagio in termini di densità abitativa, di attività, di flussi giornalieri, di trasporto pubblico”.

“Doverosa e oggi più che mai apprezzata la grande attenzione al settore medico e sanitario – continua Bucci -, ma non dimentichiamo mai, anche ora che stiamo per avviarci alla delicata fase di ‘riapertura’, che le epidemie si sconfiggono sul territorio, non negli ospedali. Non esiste rincorsa alle curve esponenziali di contagio coi soli ricoveri. La Lombardia, ma non solo, ce lo sta tristemente dimostrando. Il coronavirus ha un solo principale vettore: le gambe degli uomini. Più gli uomini si spostano, più il virus si espande. Meno gli uomini si muovono e sono isolati, meno il contagio si propaga”.

E Ferrara, probabilmente, si è trovata per una volta in una condizione di (relativo) vantaggio proprio a causa di quelle che, in contesti di normalità, sono spesso viste come le sue sfortune, anzi, il suo contesto è “molto simile a Rovigo”.

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