Comacchio
28 Febbraio 2020
Si conclude l'esperienza iniziata nel 2017, il bilancio del sindaco di Comacchio tra alti e bassi: "Il Parco Unico sfumato per colpa del Veneto, ora un Patto per il Delta del Po"

Fabbri pronto per la Regione si dimette da presidente del Parco del Delta

di Redazione | 6 min

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Comacchio. Si è tenuto nel tardo pomeriggio di giovedì il comitato esecutivo dell’ente Parco del Delta del Po, l’ultimo presieduto dal sindaco di Comacchio Marco Fabbri, che ha rassegnato ufficialmente le sue dimissioni per assumere l’incarico di consigliere regionale di maggioranza.

Dimissioni con effetto immediato che chiudono un percorso iniziato nel settembre del 2017 “con un mandato di scopo e transitorio che avrebbe dovuto concludersi dopo 6 o 12 mesi con la creazione del Parco Interregionale del Delta del Po” ricorda proprio Fabbri, che ha ricoperto il ruolo di presidente per quasi trenta mesi, gratuitamente e “con enormi sforzi per conciliarlo con quello di sindaco di Comacchio. Un incarico – aggiunge – assunto con responsabilità, entusiasmo e credendo fortemente nella mission di poter contribuire fattivamente non soltanto alla creazione del Parco Unico, ma anche a una ‘rivoluzione’ che tanti di noi sognavano da decenni e che avrebbe permesso quel ‘cambio di passo’ tanto auspicato per il territorio del Delta del Po“.

A conclusione del suo mandato, due sono le cose di cui Fabbri va “sinceramente fiero: in questi anni, ogni volta che ho deciso di fare o di non fare qualcosa, l’ho fatto avendo sempre nel cuore e nella mente il bene comune e tentando sempre di utilizzare un approccio responsabile e non integralista, spingendo affinché le necessità legate alla tutela ambientale non tralasciassero mai la necessità di fruizione e le esigenze delle persone che vivono questi luoghi”.

Prima di concentrarsi su “alcuni temi salienti per il futuro e ancora oggi per me strategici”, Fabbri elenca brevemente alcuni tra i risultati portati a casa: “Il progetto ‘Porte del Parco’, il documento conclusivo relativo alla revisione dei Piani di Stazione, le derivazione della Valli di Comacchio attese da 30 anni e finalmente autorizzate, la Carta Europea del Turismo Sostenibile, la convenzione sottoscritta nel 2018 attesa da tempo tra Parco e Comune di Ravenna per la gestione di Valle della Canne e di Punte Alberete, la semplificazione amministrativa”.

“La gestione del bilancio – sottolinea poi – seppur ordinata e senza situazioni debitorie, è stata difficoltosa per via dei limitati trasferimenti regionali che hanno inciso in particolare modo sulla spesa corrente: infatti, pur essendo il Parco una sorta di ente di secondo livello, non ha entrate proprie e vive solo di trasferimenti regionali e dei soci (Comuni e Province). Il Parco ha bisogno per il futuro di maggiore programmazione nei flussi finanziari, e perché no, di entrate proprie. Per far fronte alla carenza di risorse – prosegue – abbiamo sempre cercato di reperire risorse alternative, partecipando a bandi regionali o europei. Si pensi alla proficua collaborazione con il Gruppo Azione Locale, che ha aperto sia ai Comuni che all’ambiente rurale molteplici possibilità di finanziamento”.

Altro problema “affrontato in questi anni, ma non risolto, è la diffusione dei predatori, delle specie aliene ‘invasive’ e di quelle specie animali che hanno avuto una proliferazione straordinaria in questi anni (daino, cormorano, nutria, ibis sacro ecc). Bene le tutele, ma i Parchi non possono accettare il ruolo di ‘imputati’ per la sua crescita numerica, né tanto meno essere considerati responsabili per incidenti e sinistri, sempre più diffusi in pieno centro abitato e sulle arterie principali. Positivi i monitoraggi della specie e la sperimentazione di tecniche che possano dare un aiuto, ma ora, a mio avviso, c’è anche bisogno di intervenire e si dovrà predisporne dei Piani di Gestione più ‘concreti’ e risolutivi” dichiara.

Per finire, il tema più importante, quello del Parco Unico. “Ho espresso al tempo soddisfazione per l’opportunità che nella Legge di Stabilità 2018 veniva data al Parco grazie all’importante lavoro svolto dai parlamentari e dai Ministri Dario Franceschini e Gianluca Galletti. Al Parco Unico abbiamo creduto intensamente tutti insieme, anche grazie al supporto della Consigliera Regionale Marcella Zappaterra, con la quale in tempo record abbiamo lavorato per costruire un’intesa tra Emilia-Romagna, Veneto e il Ministero dell’Ambiente coinvolgendo i territori, i sindaci, le comunità, le associazioni ambientaliste, gli imprenditori e tutti i portatori di interesse per cogliere la straordinaria opportunità di un parco unico con un’unica amministrazione, condividendola con chi nel Parco ci vive e senza calare decisioni dall’alto“.

“Noi emiliano-romagnoli siamo arrivati, con fatica, a una proposta depositata agli atti e anche a una sintesi, seppur con visioni diverse rispetto all’Interregionalità per taluni e alla necessità di un Parco Nazionale per altri. Tutti eravamo d’accordo però che il Parco Interregionale, dopo decenni di attesa, fosse comunque un grosso passo in avanti. Una posizione però bocciata sonoramente dalla Regione Veneto, che si esprimeva con un sonoro e secco “No” ad ogni collaborazione o percorso di unificazione. A questo No sono seguite anche grosse difficoltà relazionali per far funzionare l’unico strumento di collaborazione tra i due Parchi ovvero la Riserva Mab-Unesco, riconoscimento sul quale abbiamo negli anni lavorato duramente e che per tutti noi non rappresentava un altro brand da mettere sulla carta intestata, ma l’inizio di un percorso di coesione e unificazione del Grande Delta”.

“Invano abbiamo sollecitato i colleghi del Veneto, atteso la nomina di un nuovo Presidente, parlato con i sindaci veneti, con il risultato finale che il Parco Veneto, legale rappresentante del Mab, ha sospeso di fatto ogni tavolo da oltre un anno e mezzo. E allora questa la considera una grossa sconfitta della politica, quella con la P maiuscola, perché la creazione di un Parco Unico è l’unico mezzo per la crescita socio-economica di tutto il Delta del Po”.

“Oggi da consigliere regionale – sostiene Fabbri – ho ancora di più la responsabilità e l’ambizione di sollecitare il mio presidente e il futuro assessore competente per riprendere quel tavolo: C’è bisogno di ridefinire il ruolo futuro del Parco e personalmente non ho ancora rinunciato allo sviluppo del Parco Unico definito nell’emendamento ‘Franceschini’. Nell’immediato però, il mio impegno sarà quello di sollecitare la revisione della Legge Regionale sulle macroaree, legge perfettibile per le altre realtà, ma dalla quale il Delta del Po va escluso per le sue specificità e peculiarità. Per il Delta serve una attenzione ad hoc. Conto di farlo nel percorso per la definizione di un ‘Patto per il Delta del Po’ o di una legge speciale sulla quale, anche Bonaccini, nell’ambito del nuovo Patto per il Lavoro, si è impegnato in campagna elettorale”.

“Questa importante e ricca esperienza mi ha dato una visione più aperta e lungimirante del nostro territorio, mi ha obbligato ad uscire da una logica di gestione locale, assumendo la consapevolezza che solo una comunità coesa e un territorio unito possono far consacrare definitivamente il Parco del Delta del Po” chiude Fabbri, aggiungendo poi sentiti ringraziamenti al Comitato Comitato Esecutivo, i colleghi sindaci, il personale del Parco e la direttrice Maria Pia Pagliarusco, nonchè i volontari che che a diverso titolo hanno partecipato alle attività di vigilanza ecologica, di sensibilizzazione e di educazione ambientale.

Il successore? “A mio avviso dovrà essere un presidente in servizio a tempo pieno e giustamente retribuito per la responsabilità e il ruolo ricoperto”.

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