di Lucia Bianchini
Dieci anni di intenso lavoro e di grandi risultati sono quelli che Maria Luisa Pacelli, direttrice di Palazzo Diamanti e delle Gallerie d’arte moderna e contemporanea dal 2010 al 2019, ha raccontato nel pomeriggio di giovedì 20 febbraio al centro documentazione donna di via Terranuova 12/B, nell’ambito della rassegna ‘Donne del giorno a Ferrara’, con cui si intende valorizzare le donne, quelle dimenticate in letteratura, arte e scienze e coloro che a Ferrara hanno gestito iniziative che hanno reso grande la città.
Il percorso di Pacelli è iniziato nel 2001 come conservatore, proseguendo poi dal 2006 come codirettrice accanto ad Andrea Buzzoni, e poi come direttrice.
“Se la programmazione di Palazzo Diamanti ha avuto un respiro internazionale è stato possibile per i progetti di Franco Farina e Andrea Buzzoni – ha ribadito la relatrice-. Si è seminato molto, Ferrara Arte è stata un modello in questi anni, mi chiamavano per tenere delle lezioni sul suo funzionamento, è veramente un patrimonio, anche riguardo professionalità e struttura”.
Come ha raccontato Maria Luisa Pacelli, Ferrara Arte nasce come progetto politico del sindaco Soffritti che a inizio anni Novanta aveva voluto sviluppare una serie di iniziative per rilanciare l’identità e l’economia della città.
“Quando feci il colloquio con Buzzoni nel 1998, per spaventarmi mi disse ‘questo è un lavoro duro, non immaginare di pensare tutto il giorno ai quadri, Diamanti è una Cinquecento che corre in Formula Uno’ – ha raccontato -. Per spiegarmi cosa intendeva mi portò al Diamanti dove era in corso la mostra su Dosso Dossi, realizzata in collaborazione con il Metropolitan museum e il Getty museum”.
Tra le direzioni Farina- Buzzoni si è notato uno stacco maggiore rispetto al successivo passaggio di testimone tra Buzzoni e Pacelli, ma i punti fondamentali sono rimasti i medesimi: la proposta di Ferrara doveva essere unica, trovarsi solo lì e caratterizzare la città, le istituzioni culturali cittadine non dovevano essere un soggetto passivo, ma produrre progetti, mettere in moto la creatività, sviluppare professionalità in loco, e diventare un punto di riferimento; Farina lo divenne per l’arte contemporanea e la videoarte, tema su cui Ferrara ebbe una produzione unica; poi molto importante è stata l’organizzazione interna, per cui Buzzoni si ispirò ai grandi musei anglosassoni, avendo quindi a gestione interna un ufficio tecnico, un ufficio informazioni, un ufficio editoriale che produce i cataloghi, in cui l’esperienza di Palazzo Diamanti è unica in Italia, e un bookshop.
“Un contesto già complesso si complicò ulteriormente con il terremoto del 2012- ha spiegato la ex direttrice- abbiamo dovuto vuotare tutti i musei, che erano inagibili, e trasferire le opere nel deposito, prevedendo tempi molto lunghi per le riaperture. Così ho sentito ancora più forte la necessità di lavorare sulle collezioni dei musei, intensificando il lavoro su arte e cultura del nostro territorio”.
Parte così un lavoro per cantieri, che ha portato alle grandi mostre che si sono realizzate nei quasi dieci anni della direzione Pacelli: ‘Lo sguardo di Michelangelo. Antonioni e le arti’, primo passo del lavoro sul fondo Antonioni, poi le esposizioni su Sorolla, Zurbaràn, De Chirico, Boldini, Previati, Courbet, senza dimenticare la grande mostra dedicata all’Orlando Furioso.
“Palazzo Diamanti continua a guardare al mondo e a farsi guardare dal mondo, con una programmazione tutta basata sulle eccellenze – ha spiegato Pacelli-. Alcuni criticarono alcune iniziative ritenendole troppo elitarie, personalmente trovo che il compito di chi fa cultura sia rendere accessibili a tutti dei contenuti complessi, dare alla propria comunità il meglio che c’è”.
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