Massimo Maisto
“La convenzione fra il Comune di Ferrara e la Fondazione Cavallini-Sgarbi costerà alla collettività almeno 400/500mila euro all’anno (un paio di milioni nella legislatura)”. È la previsione di Massimo Maisto, ex vicesindaco e assessore alla Cultura, nient’affatto convinto dall’operazione che il Comune intendere mettere in piedi per i prossimi 5 anni al Castello Estense.
Maisto ne fa prima di tutto una questione di costi, con tanto di conteggi (a spanne, ovviamente) basati sull’ipotesi comunicata dall’Amministrazione comunale di ‘pagare’ il prestito delle opere riconoscendo alla Fondazione royalties sugli incassi del Castello pari al 20%.
“Il Castello – spiega Maisto – ha poco meno di 200mila visitatori, presumo che gli interi (i biglietti a costo pieno, ndr) siano circa la metà, quindi 2 euro per 100mila persone fa 200mila euro; gli altri ingressi sono i gratuiti, i ridotti e le scuole: ipotizziamo circa 3 euro di media, il 20% per la Fondazione significa 0,6 euro a visitatore, 60 mila euro”.
In tutto dunque la Fondazione Cavallini-Sgarbi, ferma restando l’idea di partenza (che non è ancora definitiva), otterrebbe in un anno circa 260mila euro. È una cifra che può avere già un confronto diretto con quanto la stessa fondazione ha già incassato dal Comune di Ferrara nel 2018 con 8 fatture per la prima mostra al Castello: in totale 130mila euro.
Ma i costi, spiega l’ex assessore, non si fermano qui perché andrebbero inserite nel conteggio altre spese come “[il] catalogo completamente a carico del Comune, mentre gli incassi sono 80% per la Fondazione e 20% per il Comune”. Il costo per “un catalogo ben fatto”, secondo Maisto si aggira “intorno ai 30mila euro”.
Non solo. Anche gli allestimenti sarebbero “completamente a carico del Comune” e questo “significa un costo non quantificabile, ma nell’ordine delle decine di migliaia di euro che, con l’aggiunta dei costi di sicurezza e addattamento impianti (luci, antintrusione, ecc…), supererà i 100mila euro”.
“Vi garantisco che sono stato basso e non ho inserito i costi di comunicazione e di eventuale rafforzamento del personale – assicura Maisto -. Siamo arrivati intorno ai 400mila euro (l’anno) ma sono certo che si supereranno i 500mila euro”.
Per cinque anni farebbero 2,5 milioni di euro, non proprio bruscolini e, se è vero che per diffondere la cultura non si devono solo guardare agli aspetti economici, è anche vero che rappresentano una cifra che sembra richiedere un grande sforzo organizzativo e una grande attrattività delle esposizioni per essere recuperata almeno in buona misura.
Così Maisto si lancia in tre domande: “Queste mostre, che si faranno in un museo con un numero già molto alto di visitatori, valgono tale investimento?” chiede prima di rivolgersi all’assessore al bilancio Matteo Fornasini al quale domanda “dove troverà le risorse? Sono convinto che costringerà l’assessore al turismo Fornasini ad aumentare di 2 euro il prezzo del biglietto”. E ancora, interroga l’ex vicesindaco ponendo la questione più politica e forse più lampante di tutte: “Poiché sono praticamente certo che il Comune non riuscirà a fare gare per tutti gli impegni, sono sicuro che dovrà coinvolgere Ferrara Arte. Non siamo di fronte a un gigantesco conflitto di interesse? Purtroppo devo anche fare una brutta previsione: il combinato disposto di aumento del prezzo del biglietto e mostre non particolarmente attrattive (che nessuno si arrabbi: è stato così anche con la prima mostra) farà calare il numero di visitatori del Castello”.
Sul tema del conflitto d’interessi era intervenuta – ovviamente sempre su Facebook, dove tutto accade ormai – anche Ilaria Baraldi, consigliera comunale del Pd. Per Baraldi la convenzione “si appoggia su un gigantesco conflitto di interessi, non tanto e non solo per il legame ovunque rivendicato tra l’assessore alla Cultura e la famiglia Cavallini Sgarbi (ricordiamo, ad esempio, che gli sforzi letterari dell’assessore Gulinelli sono editi dalla casa editrice La nave di Teseo, della sorella di Vittorio, Elisabetta), quanto per il ruolo di recente nomina di Sgarbi a presidente di Ferrara Arte. Sul tema specifico, poi, del riconoscimento economico sul ricavo dei biglietti di ingresso al monumento di maggior richiamo di Ferrara, guarda caso per il tempo della durata dell’amministrazione attuale, avremo sicuramente molto da discutere”.
Un intervento, questo, che ha richiamato una risposta da parte di Elisabetta Sgarbi, quantomeno sul suo ruolo di editrice e sul suo rapporto con Gulinelli, da lei conosciuto Gulinelli nel 2017. “Non lo conoscevo, e mi era stato presentato da Anna Rosa Fava (compagna dell’assessore), nel suo ruolo di portavoce del Sindaco Tagliani, che frequentavo talvolta, e dopo che, di Marco, avevo letto anche dei racconti (uno dei quali, poi, molto bello, pubblicato dalla Nuova Ferrara); il futuro ruolo di Marco Gulinelli, non era assolutamente all’orizzonte, era un geometra, professione molto letteraria”. Sgabri aggiunge di aver pubblicato anche opera di Giuseppe Sala (sindaco di Milano) e del ministro Dario Franceschini. “Io, che ho condotto battaglie culturali che ritengo di valore politico – conclude Sgarbi – non penso sia giusto avvelenare con polemiche politiche (pur legittime) valori così importanti come sono i libri e i loro autori”.
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