Capannone a fuoco, 115 al lavoro dalle 5.30
Mattinata impegnativa per i Vigili del Fuoco che intorno alle 5.30 sono dovuti intervenire per sedare un incendio sviluppatosi al primo piano di un capannone che si trova a Mizzana
Mattinata impegnativa per i Vigili del Fuoco che intorno alle 5.30 sono dovuti intervenire per sedare un incendio sviluppatosi al primo piano di un capannone che si trova a Mizzana
Dei quattro imputati per il crollo della gru che, a seguito del violento nubifragio del 17 agosto 2022, precipitò sulle palazzine di via Copparo, a Boara, soltanto uno ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, mentre gli altri tre hanno optato per la prosecuzione e la discussione dell'udienza preliminare
Assolto dall'accusa di violenza sessuale, ma condannato per quella di stalking. È quanto ieri (mercoledì 15 ottobre) ha deciso il collegio del tribunale di Ferrara nei confronti di un 73enne di nazionalità italiana, infliggendogli quattro anni di pena per aver perseguitato la propria nuora, una 30enne di nazionalità straniera
Momenti di forte tensione nella notte tra il 14 e il 15 ottobre in via Modena a Ferrara, dove un intervento di soccorso si è trasformato in un episodio di violenza e panico
Incidente stradale lungo via Pontegradella dove, nel tardo pomeriggio di mercoledì 15 ottobre, uno scontro fronto-laterale ha coinvolto un'automobile e uno scooter
Fabrizio Veronese e Guglielmo Bellan, le due vittime dell’incidente
Ostellato. Assoluzione per Ettore Alberani, delegato alla gestione dell’Idrovia ferrarese e responsabile unico del procedimento, e per Vittorino Malagò, coordinatore della sicurezza. Condanne per omicidio colposo invece, tutte a 2 anni e 6 mesi, per Bruno Droghetti, progettista e direttore dei lavori di manutenzione, Federico Tita, direttore tecnico del cantiere per la General Montaggi Industriali (Gmi) e Maria Antonietta Strazzullo, amministratrice della stessa Gmi.
Si è chiuso così, dopo tanti anni da quel tragico 22 febbraio 2013, il processo per l’incidente alla chiusa di Valle Lepri, dove persero la vita gli operai Fabrizio Veronese e Guglielmo Bellan, travolti da un muro d’acqua alto 5 metri a seguito del cedimento di una paratia.
Si è tratta – per usare le parole dello stesso pm Ciro Alberto Savino – di “un processo molto travagliato”, difficile anche nella ricostruzione tecnica dell’avvenuto, oltre che nell’attribuzione delle responsabilità, con consulenze e contro-consulenze a offrire diverse spiegazione dell’incidente.
Per la procura, che più volte ha modificato anche i capi d’imputazione, la tragedia avvenne per via della spinta dell’acqua che pian piano avrebbe portato alla rottura di un piedino in calcestruzzo a cui era poggiato il pancone – ovvero la paratia che serviva a contenere l’acqua e lasciare libera l’area di lavoro, oggetto anche di una variazione in corso d’opera e di continui riposizionamenti – permettendo poi l’ingresso dell’acqua stessa, che ha travolto in pochi secondi Veronese e Bellan, i cui corpi vennero ritrovati dai vigili del fuoco in un canale di scolo laterale. Una rottura dovuta a responsabilità dei tecnici secondo l’accusa, che chiese la condanna di tutti gli imputati.
Il giudice Carlo Negri ha accolto in parte quelle richieste, mandando assolti i soli Alberani e Malagò per“non aver commesso il fatto”.
“Sono soddisfatto dell’esito del processo perché ho sempre ritenuto che Alberani non avesse responsabilità in questo tragico evento”, commenta il suo difensore, l’avvocato Fabio Anselmo.
“Aspettiamo di poter leggere le motivazioni”, afferma invece l’avvocato Riccardo Caniato, difensore di Droghetti.
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