Da privato cittadino voglio esprimere la mia opinione sui fatti recentemente accaduti, che vedono protagonisti alcuni rappresentanti della giunta ferrarese.
Senza cercare giustificazione alcuna e sperando che la giustizia faccia il suo corso, mi limito ad osservare l’assenza di coerenza nelle dichiarazioni elevate dal Pd di Ferrara, che richiede a gran voce le dimissioni di Solaroli, mentre nel frattempo candida in Regione chi è stato condannato per il medesimo fatto.
Pochi anni fa, nel 2017, numerosi amministratori di maggioranza furono condannati per aver attribuito, a chi non aveva titolo e requisiti, un impiego pubblico di alto livello. La condanna fu imposta a Marcella Zappaterra, attuale candidata in Regione, e agli ex assessori Caterina Ferri, Davide Bellotti, Giorgio Bellini, Massimiliano Fiorillo, Tonino Zanni e Davide Nardini per aver attribuito, in violazione della legge, un pubblico impiego e un indennità di responsabile-capo di gabinetto dell’ufficio di supporto del vertice politico a chi non poteva ricorprire, nei fatti, quel dato ruolo. Il danno erariale ammontò ad oltre 200mila euro, per quei fatti nessuno dei responsabili perse il posto di lavoro pubblico, il Partito Democratico non prese provvedimenti ed oggi, mentre solleva polemiche e rivendica il rispetto della legalità, ricandida i condanati.
Da privato cittadino, non giustifico nè tollero alcun comportamento abusivo da parte di chi rappresenta la pubblica amministrazione, ma di certo nutro forte scetticismo in chi oggi sbandiera i suoi giudizi morali e di condanna per fatti che, ieri, i suoi stessi membri di partito ponevano in essere. Mi pare quantomeno ipocrita chiedere oggi le dimissioni di Solaroli a fronte di elementi, ancora da accertare, emersi in un programma televisivo e, allo stesso tempo, ricandidare chi è stato condannato per il medesimo fatto.
Se si è puri e per a legalità lo si dev’essere con tutti, non solo con gli avversari politici, graziando i propri alleati. Ci vuole coerenza per essere credibili. Peccato siano in molti, pare, ad averlo dimenticato.
Marco Falciano, un privato cittadino