La nostra pelle spesso è una cartina al tornasole attraverso la quale ‘leggere’ il complessivo benessere dell’organismo. Quando sono presenti dei nei (o ‘nevi’) in gran numero, questo può rappresentare un campanello d’allarme, in quanto possibile fattore di rischio per il melanoma.
La prevenzione risulta sempre essenziale, ecco perché sarà utile effettuare dei controlli periodici: una corretta attività di autoispezione consentirà inoltre di procedere a un veloce monitoraggio della propria pelle e di scorgere eventuali difformità.
La regola da seguire è quella identificata dall’acronimo ABCDE, la quale tiene conto di: asimmetria, bordi, colore, diametro ed evoluzione. Se si dovessero osservare cambiamenti o anomalie in uno di questi ambiti la cosa migliore da fare sarà quella di recarsi da uno specialista per effettuare una visita dermatologica con esame dermoscopico. Si potrà in tal modo individuare la presenza di un melanoma, di eventuali nei da considerare ‘a rischio’ o di altri tumori della pelle.
Tra gli interventi chirurgici quello relativo all’asportazione dei nei è piuttosto semplice e arriva dopo una puntuale e attenta fase di studio della macchia. L’operazione è prettamente orientata verso i nei ritenuti pericolosi e per i quali esiste la possibilità di un’evoluzione in tumori maligni (si asporta insieme al neo anche la parte di tessuto sano intorno per evitare di lasciare ‘tracce’), ma anche verso determinati nei che siano particolarmente antiestetici e ubicati in certe aree del corpo. Senza contare l’importanza – a prescindere da tutto – di una completa mappatura di tutti i propri nei, sempre in ottica di diagnosi e prevenzione.
Quali sono gli interventi chirurgici per asportare nei?
Quando si rende necessario procedere con l’asportazione di nei le soluzioni chirurgiche possono essere di vario tipo. La decisione di ricorrere a una piuttosto che all’altra dipenderà essenzialmente da alcuni elementi riguardanti la dimensione, la specifica conformazione e naturalmente il grado di pericolosità del neo stesso. Uno che sia ritenuto a rischio si può togliere attraverso una procedura laser, con bisturi oppure con la tecnica ‘a shaving’ (si escinde il neo, poi si procede con un livellamento utilizzando il laser).
Di questi interventi chirurgici, il primo è abbastanza semplice e meno invasivo e richiede la somministrazione di un anestetico: in sintesi, con apposita strumentazione si effettua una bruciatura sul neo. Nei dieci giorni successivi sarà necessario medicare correttamente la zona interessata.
Nel caso in cui il dermatologo avesse riscontrato una certa pericolosità del neo, la cosa migliore è ricorrere alla tecnica ‘classica’ dell’eliminazione con bisturi: sarà necessario anestetizzare la zona interessata dall’operazione, per poi procedere all’incisione del neo lungo i margini completando l’asportazione. Particolare attenzione dovrà essere riservata al momento della sutura (per la miglior cicatrizzazione).
Infine, un’altra tecnica è quella cosiddetta ‘a shaving’, alla quale si ricorre con maggiore frequenza quando si debbano rimuovere nei benigni. Dopo l’anestesia dell’area interessata si procede a creare un ‘campo sterile’ intorno alla macchia col disinfettante. Il neo si escinde per poi procedere a un livellamento con tecnologia laser dell’area stessa (viene dunque tolta solo la parte superficiale del neo): si tratta di un intervento che può durare 45 minuti e risulta quello ideale per l’eliminazione dei nei ritenuti antiestetici, specie sul volto.