Goro
19 Dicembre 2019
Dichiarato il non doversi procedere per false dichiarazioni al pm. Le indagini tornano sull’ambiente dei 'convegni carnali' che ruotava attorno a un esercizio commerciale

Omicidio Willy Branchi, per Selvatico si profila il favoreggiamento

di Elisa Fornasini | 3 min

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Goro. Nel muro di omertà che si è eretto e stratificato in 31 anni attorno all’omicidio di Willy Branchi, si torna a battere una vecchia nuova pista. Che punta ai mattoni di un esercizio commerciale dietro ai quali si sarebbero svolti o almeno organizzati dei ‘convegni carnali‘. In questo contesto di promiscuità, come sarebbe emerso dalle indagini, si sarebbe sviluppato anche il barbaro assassinio del 18enne gorese.

E forse sarebbe proprio per il timore di essere coinvolto in questo giro sessuale, e di possibile pedofilia, e quindi di proteggere se stesso o altre persone vicine, che Carlo Selvatico ha utilizzato un falso nome e si è travisato per contattare un avvocato e avere aggiornamenti sull’indagine. Una condotta negata dall’interessato agli inquirenti fino al punto di portarlo a processo per false dichiarazioni al pm.

Il giudice Giulia Caucci ha dichiarato però il non doversi procedere in quanto manca una condizione di procedibilità. Ovvero manca la chiusura del procedimento principale, quello per cui Selvatico (difeso dall’avvocato Enrico Sisini) avrebbe fornito informazioni false, e quindi la posizione dell’imputato deve rimanere sospesa.

Ora, da quanto si apprende, il pubblico ministero Andrea Maggioni ha deciso di indagarlo per favoreggiamento, ovvero per aver aiutato altri a eludere in qualche modo le indagini in corso, come suggerito anche dall’avvocato Simone Bianchi durante l’ultima udienza. Il legale della famiglia di Willy, che si è costituita parte civile, ha infatti riferito in aula che “la famiglia Branchi vuole un processo giusto, anche con riguardo all’imputato e alle imputazioni allo stesso contestate”.

D’altronde l’attività di investigazione è tornata a concentrarsi sul contesto in cui sarebbe nato il brutale omicidio, che ora avrebbe basi probatorie più solide rispetto al passato. Insomma, la procura, dopo aver sentito un’ottantina di persone, avrebbe elementi che confermerebbero l’esistenza di quei ‘convegni carnali’ a pagamento che si svolgevano nel paese di Goro. Alla luce degli ultimi sviluppi verrà probabilmente rivalutata anche la posizione di Valeriano Forzati, che venne processato e poi prosciolto dal giudice istruttore.

Un particolare importante nel caso, perché i due soggetti iscritti nel registro degli indagati, da quanto trapela, non sarebbero stati estranei a quell’ambiente. Nonostante dalla curia di Padova non sia arrivato l’aiuto richiesto per convincere il don a liberarsi e raccontare con chiarezza quel che sa, si tornerebbe quindi alla pista originaria, alla versione fornita da don Tiziano Bruscagin tra il ’94 e il ’96 rispetto a quella fornita dallo stesso parroco nel 2014 che ha ‘dirottato’ le indagini sulla figura di Ido Gianella e che per questo è indagato per calunnia (il rinvio a giudizio è in corso di deposito).

Gli inquirenti continuano a martellare quel macigno alla base del muro di omertà. L’invito è sempre quello di presentarsi per raccontare la verità, prima che sia la procura a muoversi con le relative conseguenze, soprattutto vista l’ipotesi di favoreggiamento che si apre nei confronti di Selvatico (chi avrebbe aiutato?). Al preciso scopo di abbattere quel muro, mattone dopo mattone.

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