Spettacoli
20 Novembre 2019
Attraverso interviste a ricercatori, attivisti, produttori il documentario analizza la filiera della carne di maiale e tutto ciò che ne fa parte

Al Boldini arriva Soyalism, la docu-inchiesta sull’industria della carne di maiale

di Redazione | 2 min

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Mercoledì 20 novembre alle ore 21 verrà proiettato al Cinema Boldini il documentario Soyalism di Stefano Liberti ed Enrico Parenti, in versione originale sottotitolata in italiano. L’ingresso costa 5 euro a persona.

Seguendo la filiera di produzione industriale della carne di maiale, dalla Cina al Brasile passando per Stati Uniti e Mozambico, il documentario descrive l’enorme movimento di concentrazione di potere nelle mani di poche e gigantesche aziende, che sta mettendo fuori mercato centinaia di migliaia di piccoli produttori e trasformando in modo permanente paesaggi interi.

Attraverso interviste a ricercatori, attivisti, produttori il documentario analizza la filiera della carne di maiale e tutto ciò che ne fa parte: a partire dai mega-allevamenti intensivi in Cina fino alla foresta amazzonica minacciata dalle coltivazioni di soia sviluppate per nutrire animali confinati in capannoni dall’altra parte del mondo. Questo processo, che sta pregiudicando gli equilibri sociali e ambientali del pianeta, viene rappresentato anche grazie ad un sapiente uso dell’animazione grafica.

Il documentario è il frutto di un lavoro di inchiesta dal respiro globale e denuncia le conseguenze del sistema industrializzato e centralizzato. Stefano Liberti, regista e giornalista, ne spiega così la nascita: «Siamo partiti dall’idea di indagare il funzionamento del sistema di produzione alimentare mondiale. Solo dopo, cercando di ridimensionare l’argomento, abbiamo scelto di concentrarci sulla carne di maiale che è un caso emblematico, utile a comprendere come funziona l’intero sistema».

«Emerge come la filiera si alimenti di una serie di esternalità negative come l’inquinamento, il consumo di suolo e via dicendo, che vengono scaricate sulla comunità intera, ma non sul prezzo che paghiamo al supermercato. Anzi, il costo sostenuto dal consumatore singolo è molto basso, ma le conseguenze collettive restano sistematicamente fuori. Prima in Cina e poi negli Stati Uniti abbiamo visto come gli allevamenti intensivi di suini producano effetti negativi sia sull’ambiente che sui legami sociali in tutto il pianeta. Quello che si vede sullo schermo accade identico ovunque nel mondo, anche nella Pianura Padana».

«Cosa succede quando un miliardo e mezzo di cinesi decide di emulare i modelli alimentari occidentali, con consumi di proteine animali molto elevati, replicando un modello che già di per sé è insostenibile? Questa è la domanda da cui parte l’osservazione di una filiera che, nelle varie tappe, si compone sì dell’allevamento intensivo dei maiali stipati nei capannoni, ma anche delle grandi monocolture, sviluppate principalmente in Sud America, per poterli nutrire».

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