Spettacoli
15 Novembre 2019
‘L’Avvocato’ intreccia mille eventi collegati dal filo rosso del fato, rappresentato dal quel rigore… che non c’era

Da Pelè all’allunaggio, Buffa racconta le sliding doors che hanno fatto la storia

Federico Buffa
di Redazione | 3 min

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Mentre a Ferrara veniva inaugurata la prima sede emiliano-romagnola di Forza Nuova, nella stessa ora centinaia di persone si sono date appuntamento nella centralissima Galleria Matteotti per manifestare la propria contrarietà alla presenza in città del movimento di estrema destra guidato da Roberto Fiore (condannato insieme al forzanovista Giuliano Castellino per l’assalto alla Cgil di Roma nel 2021), e ribadire i valori antifascisti della costituzione italiana

Federico Buffa

Federico Buffa

di Matteo Bellinazzi

Un mare di emozioni e una pioggia di applausi, con tanto di ovazione finale, per lo storyteller più famoso d’Italia, Federico Buffa, che torna per la terza volta al Teatro Nuovo di Ferrara con il suo spettacolo ‘Il rigore che non c’era’, che già aveva messo in scena nel ferrarese al teatro De Micheli di Copparo lo scorso febbraio.

L’ex voce della pallacanestro di Sky sport questa volta ci porta in un viaggio tra innumerevoli storie, con la sua straordinaria capacità di raccontare tutti gli episodi come se fosse stato presente in quel momento, dipingendo magistralmente la scena narrata. L’affresco finale, dopo cento minuti di esibizione no stop, non è formato solo da storie sportive, ma anche da un mix storico, poetico e musicale.

Il pubblico accorso al Nuovo ha seguito il narrare di Buffa incantato dal suo stile avvolgente ed evocativo con cui stabilisce collegamenti, crea connessioni e apre digressioni in uno spettacolo che attraversa secoli di storia e coinvolge innumerevoli protagonisti.

La narrazione questa volta si sviluppa mediante l’interazione con altri personaggi: Marco Caronna, che incoraggia il protagonista a non smettere di raccontare, e il pianista Alessandro Nidi. Insieme a Buffa, tutti e tre condividono un luogo non collocato nel tempo e nello spazio. Una sorta di limbo senza via d’uscita dove sono condannati a raccontare e a raccontarsi, intervallati dagli intermezzi della cantante Jvonne Giò, una sorta di angelo custode che compare dalle finestre del palazzo sullo sfondo, la cui facciata raffigura la copertina di ‘Sergeant Peppers’, l’album-capolavoro dei Beatles.

Partendo dall’episodio di quel rigore, che non c’era e che ha cambiato la storia di una partita, preso come metafora di come improvvisamente possa cambiare la storia di una vita, ‘l’Avvocato’ comincia il suo percorso intrecciando storie di personaggi più disparati, pescati dai quattro angoli del mondo, legati tutti da momenti e decisioni che hanno segnato per sempre la loro, e la nostra, esistenza.

Dal millesimo goal di Pelè, arrivato proprio dal dischetto, al racconto dell’allunaggio, l’intreccio narrativo, con al centro il tema del destino che tende sempre a ripetersi, passa per i Beatles, J.F. Kennedy, ma anche Kareem Abdul-Jabbar e Nelson Mandela, LeBron James e gli Harlem Globe Trotters, e tanti altri curiosi avvenimenti in cui casualmente è andata come oggi conosciamo. O forse il caso non c’entra proprio niente, e tutto è accaduto perché così doveva essere.

In fondo il rigore rappresenta questo, pochi secondi in cui davanti al fato dobbiamo agire rapidamente e comunque vada ci interrogheremo sempre sul “come sarebbe andata se…”.
E così spaziando dallo sport alla musica, passando anche da famosi fatti storici, l’attenzione è incanalata verso questo interrogativo. Il filo rosso che collega le varie storie, all’apparenza così diverse fra loro. In tutti gli avvenimenti, positivi o negativi che siano, c’è almeno un episodio grazie al quale, o senza il quale, le cose sarebbero andate in modo notevolmente diverso.

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