Copparo, si presenta la squadra della Lega
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Copparo. La tragedia che si è consumata a qualche muro di distanza non ha fermato l’azione degli sciacalli, che negli scorsi giorni hanno fatto visita allo Spendi Bene, il negozio di via Primicello di proprietà di Saverio Cervellati, l’uomo che nel garage a fianco ha ucciso a colpi di mattarello la compagna Cinzia Fusi, sfondandole il cranio in almeno quattro punti. È questa la sorpresa che hanno trovato gli inquirenti lunedì mattina, quando hanno effettuato un nuovo sopralluogo insieme agli avvocati delle parti, durato più di tre ore (dalle 9 alle 12.45).
Sciacalli o accesso per far sparire qualcosa? “Sciacalli o hanno fatto sparire qualcosa di rilevante?”, si chiede l’avvocato Denis Lovison, che rappresenta la famiglia Fusi, “voglio sperare questa volta che siano stati davvero degli sciacalli”. A favore di questa ipotesi, la più accreditata al momento, c’è il fatto che i sigilli sul luogo del delitto – il garage dietro il negozio e con esso non comunicante – non sono stati violati. A quanto pare i ladri avrebbero portato via solo alcune monetine dal registratore di cassa, buttato per terra, per fare successivamente visita all’appartamento che sta sopra lo Spendi Bene. Inizialmente gli inquirenti effettivamente hanno temuto che qualcuno avesse manomesso il sistema di allarme, ma l’ipotesi è stata scartata molto rapidamente.
Indagini sull’impianto di sorveglianza. Degli approfondimenti verranno eseguiti sul sistema di videosorveglianza, che è stato posto sotto sequestro, trovato dai carabinieri staccato dalla corrente già al momento del loro accesso sul luogo del delitto. Si cercherà di appurare se fosse già così da tempo, oppure se l’omicida abbia spento tutto prima di uccidere la compagna ed evitare di lasciare tracce particolari, eventualità che deporrebbe a favore di una premeditazione dell’omicidio. “Lui ha dichiarato, e chiaramente dovrà essere verificato, che le videocamere erano state rotte in precedenti furti nel negozio, tutti regolarmente denunciati, e che nell’ultimo erano state spaccate quelle che inquadravano i vari accessi e non ha avuto i soldi per ripararle”, spiega il difensore di Cervellati, l’avvocato Elisa Cavedagna. Una delle videocamere era puntata proprio sull’ingresso del garage, quindi si capisce perché è fondamentale conoscere la verità sul loro funzionamento: “Ma da quel che ho potuto constare è piena di ragnatele, anche se fosse stata in funzione non so cosa avrebbe potuto davvero riprendere”, commenta ancora la legale.
Sequestrati documenti, pc e pendrive. I carabinieri hanno fatto alcune verifiche sulla documentazione presente nel negozio (sequestrandone una parte) e hanno portato via un computer e una pendrive, che verranno sottoposti a perizia forense.
Aperta la busta misteriosa. In caserma a Copparo è stata aperta anche una busta sospetta trovata dentro l’auto di Cervellati, di quelle bianche 22 x 11. Conteneva 630 euro in contanti, destinati a una signora e con la scritta “tuoi per debiti”. Insomma, probabilmente pagamenti in nero legati all’attività del negozio come già indicato dallo stesso imprenditore.
Il mattarello. Un altro pezzo dell’indagine riguarda il mattarello, l’arma del delitto, e cosa ci facesse all’interno del garage. Si sa, al momento, che era nuovo perché aveva ancora l’etichetta applicata. Per il difensore della famiglia Fusi, l’avvocato Lovison, non è improbabile che Cervellati l’abbia “recuperato appositamente per ucciderla”, sposando così l’ipotesi del delitto premeditato: “Cosa ci faceva un mattarello in un garage?”, si chiede. Per il legale dell’assassino, invece, “era all’interno del garage, in un cassetto con la spesa che faceva lei: era lì con altre cose che doveva portare ai genitori”, spiega l’avvocato Cavedagna, secondo la quale, per quel che si sa ora, “è poco probabile che avesse premeditato l’omicidio. Tutti sapevano che andavano al mare, fino al pomeriggio nessuno avrebbe chiamato Cinzia, e lui avrebbe potuto scappare con un giorno di tranquillità. Comunque è giusto che si indaghi anche su questo. Di sicuro posso dire che la Fusi non è stata in alcun modo immobilizzata, messa in un angolo o quant’altro come si è letto in questi giorni”.
Approfondimenti su precedenti violenze. Tra le ipotesi che sono state fatte c’è anche quella che vuole Cervellati colpire a morte Fusi per via di una reazione della donna a uno schiaffo. “Lui ha detto che quel giorno c’è stato solo un alterco verbale, poi sfociato in quella rabbia”, osserva l’avvocato Cavedagna. Da quanto emerso finora, durante la lite lei avrebbe tirato fuori il mattarello, minacciando l’uomo di usarlo se le avesse dato di nuovo uno schiaffo, finendo invece per soccombere. Lo schiaffo precedente però non sarebbe stato dato quel giorno, ma tempo prima. “C’è stato, è vero, un episodio in passato, circoscritto, e in presenza di alcuni soggetti che sono stati sentiti dagli inquirenti. Si è trattato di uno schiaffo che però non portò conseguenze a livello fisico”. Ovviamente tutto è ancora al vaglio dei carabinieri e del pm Fabrizio Valloni, che stanno cercando di ricostruire il rapporto per capire se quello fosse stato un episodio isolato o meno.
Perizia psichiatrica. Infine, la difesa sta valutando l’opportunità di chiedere una perizia psichiatrica per il reo confesso Cervellati, ma ancora una decisione non è stata presa: “Lui ha questo buco nella memoria che inizia dopo il primo colpo, chiede a me ‘cosa ho fatto? Hai visto l’autopsia’, piange e fa fatica a respirare quanto racconta l’accaduto, ha dei crolli. Valutiamo se sia necessaria la perizia”.
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