Cronaca
19 Agosto 2019
Desmond Richard Blackmore venne condannato a 15 anni di reclusione per l'omicidio di Oletta Barone avvenuto nel 2007 nell'abitazione di via Adua a Ferrara

Soffocò la moglie con un cuscino, rimandato a Londra dopo la scarcerazione

di Redazione | 2 min

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Desmond Richard Blackmore

Desmond Richard Blackmore ha scontato la pena, ma la ritrovata libertà non la potrà godere in Italia: l’uomo londinese che venne condannato in via definitiva a 15 anni e 2 mesi di reclusione per aver ucciso la moglie e aver cercato di occultarne il cadavere, è stato riaccompagnato domenica in Inghilterra.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha firmato il provvedimento di allontanamento per motivi imperativi di pubblica sicurezza, come riportato inizialmente dall’agenzia Nova.

Blackmore è uscito dal carcere nella giornata di sabato e subito è stato preso in custodia dal personale della questura di Ferrara, per essere accompagnato all’aeroporto di Bologna, dove è stato messo in un volo diretto per Londra.

Il 2 marzo del 2007, in via Adua a Ferrara, asseritamente dopo una violenta discussione, Blackmore prese un cuscino e continuò a premerlo sul volto della moglie, Oletta Barone, fino a ucciderla.

L’uomo lasciò il cadavere nella camera da letto, fece una lavatrice e si recò al lavoro – era un dipendente dell’Amsef, l’azienda pubblica che si occupa dei servizi cimiteriali – per non destare sospetti. Al suo ritorno in casa, avvolse la salma in un lenzuolo per farlo sparire, ma inciampò mentre faceva le scale, e il corpo della signora Barone scivolò, andando a rompere un vaso di piante ornamentali, destando l’attenzione dei vicini. Lui raccontò che era inciampata.

Per i carabinieri ci volle però poco a capire cosa era successo davvero e Blackmore, dopo aver inizialmente negato, confessò la notte stessa davanti al pm Filippo Di Benedetto.

L’uomo venne condannato in primo grado, nel luglio 2008, in rito abbreviato, a 18 anni e 8 mesi di reclusione, pena poi diminuita a 15 anni e 2 mesi in appello, così confermata e resa definitiva dalla Cassazione a fine novembre 2010.

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