Spal
14 Luglio 2019
Su Instagram il commiato dell’attaccante ora ufficialmente un giocatore del Bari: “Non avrei voluto indossare una maglia diversa, qualcuno non ha voluto la stessa cosa”

L’amaro saluto di Antenucci alla Spal, ma “non esiste addio per le persone che si amano”

di Redazione | 3 min

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Di acqua sotto i ponti ne è passata da quella presentazione in pompa magna all’interno del castello estense che celebrò Antenucci come il top player giunto allora per aiutare la Spal a salvarsi in serie B. Come sia andata poi lo si sa, con una cavalcata al limite dell’impossibile che ha consentito alla società della famiglia Colombarini di essere oggi in serie A grazie anche ai gol ed alla leadership proprio di Antenucci. Oltre alle indubbie qualità tecniche infatti, è stato proprio il suo ‘sudare’ la maglia in ogni singola partita che lo ha fatto entrare in tutti i cuori spallini rendendolo un perfetto simbolo identitario sia della squadra che della città.

L’attaccante ha speso bellissime parole su Instagram per il suo saluto, dal quale emerge anche un pizzico di amarezza: “Quello che ho vissuto a Ferrara è stato un pezzo di vita che mi è entrato dentro e mai uscirà dalla mia mente e dal mio cuore.  Mi avete adottato fin dal giorno della presentazione al castello, da lì ho scritto ed abbiamo scritto la storia. Aver indossato la fascia di capitano per un anno e mezzo e aver rappresentato la squadra e la città è stata una grande responsabilità della quale sono andato fiero. Ho messo sempre la Spal prima di tutto. Avevo espresso il desiderio di voler chiudere la mia carriera con questa maglia – ricorda Antenucci -. Avevo dichiarato che non avrei voluto indossarne un’altra diversa. Era quello che sentivo e che volevo. Ma così non sarà. Qualcuno non ha voluto la stessa cosa, lo stesso epilogo di una storia bellissima, e mi ha fatto capire che non rientravo più nel progetto. Nel calcio non c’è sempre riconoscenza e per il bene della Spal mi sono fatto da parte. Mai avrei pensato ci potesse essere un addio ma così è stato. Ne abbiamo fatta di strada insieme e nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo. Siamo partiti coltivando speranze di salvezza in B, da neopromossi. Ci salutiamo dopo 36 gol, tre stagioni straordinarie, una promozione storica che ha riportato il club in Serie A”.

Parole forti che non mancheranno di far discutere quelle dell’ex capitano, che infine ringrazia davvero tutti: “Grazie ad una città che ha abbracciato la mia famiglia facendola sentire a casa, nella quale sono cresciute le mie bimbe Camilla e Sofia: loro e mia moglie Eleonora amano Ferrara. Voglio ringraziare tante persone. La famiglia Colombarini, esempio di umiltà e sacrificio. Alessandro Andreini, team manager e un ragazzo speciale, i fisioterapisti Daniele, Maurizio, Matteo e Piero, i due super kitman Marco e Tommy, i Dott. Paolo e Raffaella, Alessandro il giardiniere, il mitico Luca Pozzoni, Davidone il grande, Roby Rizzati e Gabriele Anania, gli amici che ho avuto il piacere di incontrare fuori dal calcio e tutti i miei ex compagni di squadra. Voi, tifosi meravigliosi che mi avete fatto sentire come il vostro Re. Dal primo all’ultimo gol, dalla prima all’ultima corsa sotto la Ovest. Non esiste addio per le persone che si amano. Mirco”.

Dopo Manuel Lazzari, un’altra bandiera spallina dunque viene ammainata. Logiche di mercato ed un normale ricambio generazionale lo impongono e starà al ds Vagnati ed a mister Semplici trovare nuove risorse anche dal punto di vista umano oltre che tecnico, per mantenere quella compattezza di gruppo che tanta differenza ha fatto nelle ultime stagioni. Di certo, cambieranno le maglie ma non cambierà mai la stima e l’affetto che legherà Ferrara a coloro hanno lasciato tracce indelebili sul prato del ‘Mazza’ e non solo.

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