
L’ingresso dell’ex pronto soccorso in corso Giovecca
“Utilizzare le già insufficienti risorse a disposizione della Sanità per fare delle sciocchezze dovrebbe essere considerato un reato. Tutto il resto è fuffa”: è un giudizio tanto negativo quanto lapidario quello dei sindacati Fp Cgil e Uil Fpl di Ferrara sui progetti in materia di sanità della nuova amministrazione comunale di Ferrara e del sindaco Alan Fabbri, che nei giorni scorsi ha incontrato il direttore generale dell’Ausl Claudio Vagnini per discutere della possibilità di riportare un punto di primo soccorso e di garantire alcuni tipi di servizi in corso Giovecca. Obiettivo dichiarato di Fabbri è “rispondere in modo concreto alle esigenze dei ferraresi che non possono più essere costretti a spostarsi fino a Cona per qualsiasi esigenza sanitaria”.
Proprio questa considerazione del nuovo sindaco solleva l’indignazione dei sindacati: sia contro lo stesso Fabbri, sia contro i vertici Usl. Una reazione dovuta a un dato difficilmente contestabile: nella Casa della Salute sono già attivi numerosi servizi in grado di prevenire gli spostamenti dei pazienti a Cona. I sindacati ne elencano 25, come gli ambulatori per prelievi, dialisi, diabetologia, ecografie, lastre, screening a utero e colon retto e altro ancora. “Le lavoratrici ed i lavoratori che fino ad oggi pensavano di operare in quei servizi – attaccano i sindacati – semplicemente non sono mai esistiti? Ma stiamo scherzando? È sconcertante la ‘intenzione’ del direttore generale e del sindaco trasformare quel luogo per “costruire risposte adeguate”. Non tanto per i contenuti da campagna elettorale che a quanto pare non cessano il loro effetto neppure ad elezioni finite, ma per il silenzio/assenso dell’azienda Usl che nei fatti conferma quanto ‘promesso’ dal Sindaco. Sconcertante la considerazione che si ha per quelle lavoratrici e quei lavoratori della sanità che ogni giorno prestano con abnegazione e competenza quei servizi che oggi, a parere di sindaco e direttore generale, semplicemente non esistono”.
C’è poi tutto il capitolo dedicato al punto di primo soccorso, o ‘punto bianco’ come è stato ribattezzato e che per i sindacati è “frutto del ‘patto’ con il pentastellato/Usb Mantovani” (una frecciata sulle passate attività sindacali dell’ex candidato grillino nel sindacato Usb, ndr): un progetto che secondo i sindacati rischierebbe di causare un aumento dei costi oltre a potenziali rischi per i pazienti, che finirebbero per rivolgersi a un punto non attrezzato per le emergenze.
“L’obiettivo primario in tema sanità risulta essere, auspichiamo anche per direttore generale e sindaco – affermano i sindacati -, quello di salvare delle vite e dire alle persone che ci vuole un punto di primo soccorso in città, a circa 8 chilometri dal Pronto Soccorso Generale, Pediatrico, Ostetrico, Ortopedico senza copertura sanitaria di alcun tipo, rianimazione, cardiologia o altro, equivale ad aumentare il rischio per la vita delle persone a soli fini politici. L’attribuzione del codice di urgenza, Bianco, Verde, Giallo e Rosso avviene dopo una valutazione specifica di personale infermieristico adeguatamente formato che successivamente indirizza il paziente al percorso più idoneo e nei tempi stabiliti, alcuni eventi necessitano di trattamenti da attivare in tempi prestabiliti dai protocolli specifici”.
I sindacati chiudono il ragionamento con l’esempio di un possibile e rischioso malfunzionamento del servizio. “Mettiamo il caso che un utente si rivolga al punto di primo soccorso , con tutti altri utenti che in teoria non hanno patologie da trattare con urgenza, per un ‘semplice’ mal di stomaco e che prima di essere valutato trascorra un tempo X, se quel semplice ‘mal di stomaco’ era segno di un infarto quel paziente, se va bene, muore. Chi si assume la responsabilità? Il sindaco, il direttore generale? Oppure la attribuiamo alle lavoratrici ed ai lavoratori che in quel momento operano in una struttura inadeguata che non è minimamente in prossimità del Pronto Soccorso?”.
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