Politica
12 Giugno 2019
L'analisi post ballottaggio dei pentastellati: "Il 7% ci condanna all'opposizione"

Mantovani: “Non saliamo sul carro dei vincitori, disponibili a realizzare i punti 5Stelle”

di Redazione | 3 min

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L’Obiettivo Ferrara a 5 Stelle non è stato raggiunto. E lo si sapeva già la notte del 26 maggio, quando la lista a supporto del candidato sindaco Tommaso Mantovani non ha raggiunto il 7%. Ma non è bastato l’immediato diniego agli apparentamenti per scorporare il M5S dall’immaginario comune che lo vuole a fianco della Lega, sulla scia del governo gialloverde. Nel day after (after after a dire il vero) ballottaggio, ci pensa l’ex aspirante primo cittadino a togliere ogni dubbio.

“Leggiamo divertiti sui quotidiani locali di alcune ipotesi che ci vedrebbero ormai organici alla Lega – commenta Mantovani -. Da una supposta disanima analisi dei flussi di voto, a cura di qualche “esperto” analista, risulterebbe che gli elettori del Movimento 5 Stelle al ballottaggio avrebbero votato in massa per Fabbri, dal momento che il sindaco leghista avrebbe aumentato i propri consensi del 7-8%, cioè più o meno le preferenze ottenute dal M5S”.

Ma non sarebbe l’unico ‘mito da sfatare’. “Secondo un altro giornalista, il nostro ex candidato sindaco sarebbe lì lì per entrare nella giunta che sta per insediarsi – afferma il gruppo pentastellato -. Non pretendiamo che, come gli storici, si senta il bisogno di verificare e soprattutto di citare le fonti; ma almeno sarebbe stato interessante consultare i diretti interessati”.

Citando il noto giornalista statunitense Gregg Easterbrook che sancisce che “Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”, anche il M5S avanza una contro-ipotesi sui flussi del voto: “In assoluto, se Alan Fabbri al ballottaggio ha avuto 875 voti in più del primo turno (mentre Modonesi ne ha persi circa 3200), potremmo dedurre che, anche se fossero tutti nuovi voti dei grillini, avrebbe optato per la Lega uno striminzito 16% del Movimento, che al primo turno ne ha avuti 5161. Il che significherebbe che i cinque stelle si sarebbero astenuti in massa. Naturalmente sono ipotesi assurde, che non tengono conto della diversa affluenza tra il primo turno e il ballottaggio, che determina percentuali molto diverse”.

Lo scorporo dei dati diventa quindi materia di forte interpretazione. Allo stesso modo, “possiamo dire che dal giorno del ballottaggio non c’è stato alcun invito da parte di Alan Fabbri ad aderire alla sua giunta costituenda – rivelano i 5 Stelle -. Anche perché lo stesso sindaco sa bene che non è nei principi del Movimento quello di puntare a cariche retribuite, pur di salire sul carro dei vincitori. Il contratto di governo nazionale tra Lega e 5 Stelle, cui molti fanno probabilmente riferimento, rappresenta un unicum, fondato su di un piano paritario, tra gruppi politici che hanno vinto le elezioni del 4 marzo 2018”.

“A Ferrara, i cittadini ci hanno condannato ad un 7% che ci pone all’opposizione” dichiara Mantovani che tuttavia “rimane disponibile, senza chiedere nulla in cambio, a valutare qualsiasi proposta che riguardi la realizzazione dei 5 punti del nostro programma, che Fabbri si è impegnato a condividere personalmente e a mezzo stampa”.

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