Eventi e cultura
26 Maggio 2019
Lunedì 27 gli studenti che hanno incontrato i detenuti attraverso il teatro-carcere racconteranno l'esperienza ai compagni

Dal carcere alla scuola attraverso il teatro

di Redazione | 2 min

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Lo spettacolo, con la regia di Giorgio Gallione, è un irresistibile scherzo teatrale tipico del miglior Ionesco, dove la cornice comica e beffarda e il funambolismo verbale fanno comunque trasparire una società che affoga nella tragedia quotidiana e nella sconcertante gratuità dei comportamenti, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo che allontana e divide

«Del carcere, parte integrante della nostra città, si sa poco e male. Il carcere è il luogo che la nostra giustizia ha allestito perché le persone condannate possano riabilitarsi e reinserirsi nella società. La giustizia è parte essenziale del processo sociale e politico della nostra civiltà. E quindi i giovani devono quanto prima fare esperienza diretta, per poter farsi delle idee proprie e confrontarsi». Horacio Czertok di Teatro Nucleo, che dirige il Laboratorio Teatrale della Casa Circondariale G. Satta dal 2005, motiva così le ragioni alla base del progetto che mette in relazione le quinte classi del Liceo Ariosto e i detenuti del carcere di Ferrara e che lunedì 27 maggio alle ore 9 vedrà un importante sviluppo proprio all’interno del Liceo, nella succursale di Via Dosso Dossi.

Giovedì scorso un gruppo di studenti e studentesse ha varcato i pesanti cancelli della Casa Circondariale della città estense. Ad aspettarli, sedici detenuti che partecipano al laboratorio di teatro carcere condotto da Horacio Czertok e Marco Luciano di Teatro Nucleo. Li attendevano per presentare loro una prova aperta di Album di Famiglia: uno spettacolo teatrale che sta nascendo da un laboratorio di due anni – dal 2018 al 2020 – dedicato al tema „padri e figli“, comune a tutti i progetti del Coordinamento Teatro-Carcere della Regione Emilia Romagna.

Questo argomento di indagine nel percorso di Teatro Nucleo diventa uno studio quasi antropologico legato ai temi della colpa, del lutto, dell’eredità e del conflitto generazionale attraverso la figura di Amleto nelle varie riscritture del ‘900, da Heiner Muller a Laforgue, suggerite ai detenuti e da questi rielaborate in scritture biografiche. Dopo lo spettacolo, un momento di confronto tra studenti e detenuti e, quindi, la richiesta di scrivere riflessioni, pensieri, emozioni, provocati da quell’incontro.

Lunedì 27 maggio alle ore 9, gli studenti che hanno incontrato i detenuti attraverso l’esperienza del teatro-carcere la racconteranno ai compagni del Liceo Ariosto rimasti in classe, leggeranno loro gli scritti che sono scaturiti dalla giornata del 23 maggio. Gli stessi scritti che saranno letti anche ai detenuti in carcere e che saranno pubblicati su Astrolabio, il giornale della Casa Circondariale di Ferrara.

Un progetto articolato e non privo di difficoltà, quello che porta il teatro in carcere e ne apre le porte ai più giovani. Ma, sempre con le parole di Horacio Czertok, «le difficoltà sono parte della sfida che rappresenta fare teatro oggi, in carcere o fuori. Servono a crescere, a trovare soluzioni. Semmai, per noi il problema è: perché fare teatro, per chi. Il carcere è un luogo dove queste domande trovano una risposta precisa. In carcere il teatro è necessario».

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