In fondo alla classifica, in posizione 100 su 107. È impietosa la fotografia sulla salute nella provincia di Ferrara scattata da Il Sole 24 Ore, elaborata sulla base di dodici indicatori riferiti agli ultimi anni, su database del ministero dell’Interno, Iqvia e Istat.
Taranto, giusto per prendere una provincia conosciuta alle cronache (per via dell’Ilva nel capoluogo), è in 90^ posizione. In regione, la provincia peggiore dopo Ferrara è quella di Piacenza che nella classifica generale è 94^, mentre Modena è nella top 20.
A trascinare verso il fondo Ferrara sono alcuni indici che denotano uno stato di salute degli abitanti non ottimale: alta mortalità per infarto (il dato peggiore di tutti in Italia), così come per il tumore (posizione 103, 20 morti ogni mille abitanti nel periodo tra 2012 e 2016); un altissimo consumo dei farmaci contro l’ipertensione (anche qui il peggiore in Italia e, anche se in quantità minore, si registra un alto consumo di farmaci anche per l’asma e le malattie respiratorie) e, in generale, un tasso di mortalità relativamente elevato (83 su 107 in classifica). 66^ posizione invece per l’emigrazione ospedaliera, che indica il numero di residenti dimessi in ospedali fuori regione.
Note più positive, anche se evidentemente non sufficienti, ci sono nei servizi: il numero di pediatri ad esempio è molto alto (tanto che Ferrara da questo lato è la settima miglior provincia), ottimo è il numero di medici di base in rapporto alla popolazione (16^posizione) e buono è quello dei geriatri. Bene (24^posizione) la ricettività ospedaliera, ovvero il numero di posti letto per mille abitanti. Per quanto riguarda il consumo di farmaci per il diabete e l’aumento della speranza di vita, Ferrara sta nella parte centrale della classifica.
“Siamo sempre gli ultimi rispetto alle altre province regionali che invece si collocano dignitosamente su ogni indicatore – è il commento politico di Rossella Zadro, candidata al Consiglio comunale con Italia in Comune e Alberto Bova -. Insomma, la pecora nera della Regione. Immagino cose risapute da chi ha le redini dei servizi in Regione, visto che la sanità è materia regionale. Risaputo ma senza interventi per rimediare, anzi. È necessario pretendere quello che c’è nelle altre province della Regione, non pensare che possiamo aggregarci a Bologna o a chi altro, migliore di noi. Individuare attraverso studi epidemiologici e di consumo delle prestazioni, quali sono le fughe ed investire su quelle. Oltre che investire su eccellenze che attraggano non solo i ferraresi, mai fuori provincia e regione. Serve una rete ospedaliera riqualificata, dove le situazioni complesse trovino risposte all’ospedale di Cona e quelle a bassa intensità assistenziale, nella rete di ospedali resi eccellenti (e magari in parte privati) per determinate tipologie di prestazioni più semplici, con personale reso altamente specializzato ed eccellente proprio su quello. Serve che anche il privato accreditato e a contratto entri a pieno titolo nella rete d’offerta provinciale. Aperture prolungate e rapporti con i cittadini in grado di fidelizzare. Governance, privato e controllo le tre parole chiave per servizi di qualità e sostenibili. Poi – conclude – i confini regionali possono essere varcati, qualificati con accordi che rispondano alle esigenze del cittadino e ai costi da sostenere che devono essere in equilibrio, ripensando alla geografia del territorio, non ai confini amministrativi”.
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