Recandomi in alcune frazioni del Comune di Ferrara ho incontrato numerosi residenti. E’ emersa una situazione di degrado delle periferie. Mi ha colpito In particolare la situazione di Marrara, frazione nota dalla documentazione storica fin dal 1200 benchè le terre circostanti fossero coltivate già più anticamente e già descritte da Plinio il Vecchio. Nel 1938 nacque la “fiera del remo”: le imbarcazioni da San Giorgio arrivavano a Marrara dove le numerose bancarelle distribuivano pinzin, salame e vino. Dai registri parrocchiali del 1690 gli abitanti di Marrara erano 792, all’inizio del XX secolo e fino circa 20 anni fa 2600, ora risultano essere 750. La maggior parte delle attività ha chiuso: l’Ufficio Postale, l’asilo delle Suore, la filiale ex Cassa di Risparmio, la trattoria “da Ido” e tutti i negozi al dettaglio, la ex “Casa del Fascio”, poi Casa del Popolo abbandonata da anni . Gli abitanti per lavorare devono recarsi a Bologna o a Occhiobello, gli agricoltori si lamentano per la crisi dell’agricoltura, le fognature sono inadeguate, l’acqua piovana defluisce a fatica nel vicino Volano allagando parte della piazza, gli argini sono a rischio frana ed incolti tanto che chi abita in prossimità del corso d’acqua deve occuparsi del controllo della vegetazione e della derattizzazione,. É necessario un progetto per riqualificare il territorio come del resto la maggior parte delle nostre frazioni, nonostante una lista collegata a Modonesi richiami solo nel nome questo problema.
Per Marrara si dovrebbe pensare poi alla rinascita della antica Fiera, alla creazione di centri di aggregazione, alla possibilità di fruire del campo sportivo, alla qualificazione dei prodotti agricoli e tipici nonché alla creazione di percorsi turistici ciclabili ed equestri.
Il problema, in ogni caso, riguarda non solo Marrara, ma tutte le frazioni (come Aguscello, tanto per fare un esempio) dove gli esercizi commerciali, che costituiscono un’ indispensabile risorsa per tutta la popolazione residente, hanno abbassato le saracinesche uno dopo l’altro, a beneficio della grande distribuzione, che ha avuto ogni sorta di favori.
La presenza di negozi e botteghe nelle frazioni e nei quartieri costituisce inoltre un presidio per la sicurezza ed è preziosissima soprattutto per gli anziani, costretti a costosi e laboriosi spostamenti per fare la spesa, trovare un bar aperto o acquistare un giornale. Anzichè dislocare panchine fra il Meis e la stazione ferroviaria, come è nel progetto dell’Amministrazione Comunale uscente, sarebbe assai opportuno pensare ad incentivi (sotto forma di contributi diretti o con sgravi fiscali) per chi apre nuove attività o decide di reinsediarsi nelle zone periferiche più abbandonate.
Se vive il commercio,vive la città.
Alcide Mosso, candidato Lega al Consiglio comunale