Lettere al Direttore
24 Febbraio 2019

Apologia del badile

di Redazione | 2 min

Strumento antico, il badile. Tra le tante raffigurazioni nell’affresco d’epoca gotica del chiostro del Duomo di Bressanone spicca un contadino col badile. Però non è lui che cattura l’attenzione, è il suo badile di moderno aspetto, che sembra copiato da un catalogo d’attrezzatura Bricoman.

È la prova retroattiva che dal medioevo quello strumento è sempre stato attuale. Ma la cognizione della sua perenne modernità ne dischiude un’altra: il susseguirsi di generazioni che si sono passate il badile fino ad oggi l’ha inevitabilmente caricato di simbolismo.

Un simbolismo inespresso finché le necessità allegoriche della nobiltà prevalevano, ora disponibile a colmare il vuoto di democrazia araldica ad integrazione della stantia araldica civica.

Perché di un’araldica giacobina c’è molto bisogno. Stampano manifesti elettorali pieni di facce che, si perdoni la franchezza, non riescono ad esprimere niente di quel che può passare, e sopratutto non passare, nelle rispettive teste. Se un candidato invece della faccia mettesse la foto di casa sua offrirebbe un miliardo di informazioni in più sul suo conto.

Come i vescovi appena ordinati devono approntare il loro bravo stemma, con le insegne della dignità ecclesiastica completo di immagini e motti che li caratterizzino, così dovrebbe essere anche per i sindaci in carica con slogans e simboli rappresentativi. Ma i sindaci a differenza dei vescovi non fuoriescono da selezioni meritocratiche. Pertanto chi li elegge dovrebbe anche poter correggere o confermare di anno in anno i blasoni. Questa sarebbe vera democrazia che, dotandosi di alfabeto araldico, con naturalezza comprenderà la simbologia carica di significati dell’antico-nuovo badile (misura della tassazione, finezza interpretativa, competenza tecnologica, psicologia di massa).

In aggiunta alle figure più recenti quali: il bidone, il pacco, la bottiglia, la poltrona, il Re di Danari, il Jolly Roger, la ciminiera fumante, il divieto di sosta, la montagna di pattume o la calotta, la gru (non l’animale), l’asino (sì, l’animale), eccetera. Valide ancora, comunque, le antiche figure nobiliari: l’artiglio rampante (in campo altrui), per esempio, è sempre rimasto d’attualità. Come il badile.

Paolo Giardini

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