Cronaca
6 Febbraio 2019
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro le condanne presentato dalle difese. Malore per il fratello della vittima al momento della lettura della sentenza

Omicidio Tartari. Definitivo l’ergastolo per Fiti e Ruszo

di Daniele Oppo | 2 min

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Ora le condanne sono definitive. Ergastolo sia per Constantin Fiti che per Patrik Ruszo, due dei tre protagonisti del brutale omicidio di Pierluigi Tartari, ucciso nel settembre 2015, dopo una rapina finita male nella casa sua casa di Aguscello, il cui corpo venne ritrovato solo 17 giorni dopo nelle campagne ferraresi in zona Arginone.

La prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Maria Stefania Di Tomassi, ha rigettato, dichiarandolo inammissibile, il ricorso presentato dalle difese (avvocati Giancarlo Tunno per Fiti e Patrizia Micai per Ruszo), accogliendo così la richiesta del procuratore generale Mariella De Masellis, oltre che delle parti civili, Marco e Rita Tartari, fratelli di Pierluigi e il Comune di Ferrara.

Durante la lettura del dispositivo Marco Tartari è scoppiato in lacrime, come già accade nella prima pronuncia di ergastolo da parte del Tribunale di Ferrara, e si è sentito male. I due assassini sono stati condannati al pagamento delle spese a favore delle parti civili e alla cassa delle ammende.

“La triste vicenda dell’omicidio Tartari, con la sentenza odierna, è definitivamente conclusa con la condanna all’ergastolo dei due imputati che hanno affrontato la Corte d’Assise – osserva l’avvocato Eugenio Gallerani, che ha assistito i fratelli della vittima lungo tutto il percorso processuale -. Gli elementi probatori a carico di Fiti e Ruszo erano imponenti e non lasciavano spazio a nessun dubbio. La proclamazione d’innocenza di Fiti era assolutamente inverosimile e smentita da tutte le prove emerse nel corso delle indagini preliminari e del dibattimento”.

Secondo quanto emerso nei processi  Tartari è stato abbandonato ancora vivo in un casolare usato come ripostiglio dalla banda (della quale, in altre occasioni, aveva fatto parte anche Norbert Feher, alias Igor il russo), dove morì soffocato: i rapinatori gli avevano completamente coperto la bocca e il volto con diversi giri di nastro isolante e una maglietta, oltre ad averlo legato – sempre con del nastro e con delle fascette da elettricista – ai polsi, alle ginocchia e alle caviglie. Il pensionato 73enne venne inoltre violentemente picchiato durante la rapina dai tre membri della banda (guidata da Ivan “Uber” Pajdek, già condannato in abbreviato a 30 anni con sentenza confermata) per farsi consegnare bancomat, carta di credito e relativi codici pin con cui fecero grandi acquisti tra Ferrara e i Lidi il giorno dopo.

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