Cronaca
31 Gennaio 2019
Il pluriomicida parla in videoconferenza dalla Spagna, mentre il gup ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalla difesa

Igor il Russo parla al processo: “Ho sparato ai poliziotti perchè dovevo sdraiarli entrambi”

di Ruggero Veronese | 4 min

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“Ho sparato a Ravaglia perché aveva una pistola in mano. Poi ho sparato a Verri senza guardare se era armato perché per me era un poliziotto pure lui e dovevo sdraiare tutti e due”. Sono parole in grado di far gelare il sangue nelle vene quelle pronunciate da Norbert Feher, altrimenti detto Igor il Russo, durante l’udienza al tribunale di Bologna a cui partecipa in video collegamento da Saragozza, in Spagna, dove è attualmente detenuto.

A riportare le parole del pluriomicida attraverso un post sui social network è la figlia della guardia ecologica volontaria Valerio Verri, Francesca, presente in aula durante l’esame dell’imputato. Suo padre fu ucciso l’8 aprile 2017 a Portomaggiore, durante un pattugliamento insieme all’agente della polizia provinciale Marco Ravaglia, che restò gravemente ferito durante la sparatoria e fu creduto morto da Igor, che riuscì a dileguarsi.

Secondo le persone presenti in aula, Feher avrebbe risposto alle domande dei magistrati per circa due ore, rifiutandosi di rispondere a determinati quesiti e mostrandosi molto sicuro di sé. Nel frattempo il gup Alberto Ziroldi ha deciso di respingere la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalla difesa di Feher, che nel corso delle precedenti udienze aveva dichiarato di puntare alla semi-infermità mentale per il proprio assistito. Una ‘carta’ che il 37enne serbo non potrà giocare al processo, che continuerà con la formula del rito abbreviato il prossimo 25 marzo, quando Ziroldi ascolterà la requisitoria e la richiesta di condanna del pm Marco Forte oltre alle arringhe delle parti civili.

L’autodifesa di Igor e il credito da riscattare. Le parole di Igor sembrano mirate a una linea difensiva secondo la quale i suoi delitti sarebbero la conseguenza di azioni di ‘autodifesa’. Feher ha sostenuto infatti di essersi recato nel bar di Davide Fabbri, ucciso il 1° aprile 2017, per riscuotere per conto di suoi conoscenti un credito da 10mila euro: un ‘servizio’ che gli avrebbe fruttato il 10% della somma e alcune pistole. E di aver ucciso Fabbri solo in seguito alla sua resistenza: “Dovevo schiacciare tutto quello che avevo davanti. Mi sono sentito minacciato, allora ho tirato fuori la seconda arma e l’ho seccato”. Dichiarazioni che sollevano il durissimo commento dell’avvocato Giorgio Bacchelli, che assiste la vedova del barista di Budrio: “Bugiardo spaventoso, contraddittorio, a tratti infantile nelle sue ricostruzioni”, sono le parole riportate da Repubblica al termine dell’udienza.

Igor si è fatto scudo dietro a un proprio “codice d’onore” rifiutandosi di rivelare l’identità delle persone per le quali avrebbe agito e di eventuali altri amici che potrebbero averlo aiutato a nascondersi durante la successiva caccia all’uomo. La sua volontà di imputare i propri omicidi a una sorta di ‘autodifesa’ emerge anche dalle dichiarazioni riguardo la sparatoria in cui rimase ucciso Verri e fu ferito Ravaglia.

Nel corso dell’esame, l’omicida ha anche negato di essere coinvolto in altri due delitti per i quali è sospettato: l’omicidio a Ravenna del metronotte Salvatore Chianese (nel dicembre 2015: il fucile usato in quell’occasione era lo stesso che Igor aveva durante la rapina a Budrio) e la rapina a Consandolo alla guardia giurata Pietro Di Marco (il 30 aprile 2017).

La fuga e la cattura. Igor ha aggiunto anche dettagli sul suo periodo di latitanza e sulla successiva cattura in Aragona, il 15 dicembre a Teruel. “La natura è casa mia”, ha detto in collegamento col tribunale di Bologna per spiegare come avrebbe fatto a sfuggire alla serrata caccia all’uomo che si era innescata dopo l’omicidio di Fabbri. Il 37enne ha affermato di aver raggiunto la Spagna via terra, avvalendosi anche di una bicicletta e percorrendo la Francia, ma senza fornire dettagli sul proprio percorso.

Una caccia all’uomo che, come tristemente noto, si è conclusa dopo i suoi ultimi delitti in Spagna, che causarono la morte dell’allevatore José Luis Iranzo e dei due agenti della Guardia Civil Víctor Romero Pérez e Víctor Jesús Caballero Espinosa. Igor ha spiegato che dopo aver ucciso Iranzo si sentì costretto a tornare indietro perchè si era dimenticato la sua Bibbia nel nascondiglio che aveva appena abbandonato.

A margine dell’udienza interviene l’avvocato Fabio Anselmo, difensore della famiglia Verri, che rivolge sui social network una critica piuttosto esplicita al ministro dell’interno Matteo Salvini: “Oggi abbiamo interrogato ed ascoltato Igor il russo – scrive l’avvocato. Sorge spontanea una riflessione: fare sicurezza è cosa delicatissima e difficile. Certamente non si fa con i selfie, non si fa con le conferenze stampa, non si fa con i ringraziamenti e le attribuzioni di merito postume, non si fa travolgendo i diritti degli ultimi. Si fa in ben altro modo”.

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