Portoverrara. Dopo l’annuncio, arriva l’interrogazione. Marcella Zappaterra fa presente alla giunta regionale che “l’impianto di trattamento dei fanghi a Portoverrara, frazione di Portomaggiore (Ferrara), a giudicare dalle osservazioni presentate dai Comuni di Portomaggiore e Argenta e dai cittadini, provocherebbe problemi sotto il profilo del traffico, delle emissioni sgradevoli e della possibile alta concentrazione di metalli pesanti”.
Per questi motivi la consigliera del Partito Democratico chiede “di verificare, con gli organi tecnici competenti, se ci siano le condizioni per adottare una procedura di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) invece del solo screening – per cui Arpae ha convocato la conferenza dei servizi al fine di avviare l’iter di realizzazione – in modo da consentire il massimo approfondimento sull’impatto dell’impianto su viabilità, emissioni, sicurezza e in generale sulla qualità della vita della comunità interessate”.
In seguito alla presentazione del progetto di realizzazione dell’impianto da parte del Centro Agricoltura Ambientale – scrive Zappaterra nell’atto ispettivo – “i Comuni di Portomaggiore e Argenta hanno presentato osservazioni circa la viabilità esistente, che non sarebbe in grado di sostenere il traffico di veicoli pesanti che l’impianto produrrà, e sull’impatto dell’impianto sul territorio”. Inoltre il Comune di Portomaggiore – prosegue la consigliera – “ha presentato due osservazioni: una di carattere urbanistico, nella quale viene sottolineato l’impatto odorigeno prodotto dalle emissioni fortemente sgradevoli dell’impianto, e una relativa alla viabilità, che evidenzia come l’impatto sia molto pesante sul traffico”.
Altre osservazioni “sono state presentate da cittadini, preoccupati per la possibile alta concentrazione di metalli pesanti quando l’impianto sarà a regime”. L’attuale governo, prosegue Zappaterra, “ha purtroppo aumentato i limiti della regolamentazione per lo spandimento dei fanghi, facilitando anche gli impianti industriali, mentre la nostra Regione mantiene una normativa molto più rigida, che ne limita l’utilizzo, circoscrivendolo solo ad alcune categorie e prevedendo una comunicazione preventiva di 15 giorni ad Arpae ogni volta che si effettuano”.
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