Politica
16 Dicembre 2018
Show del critico d'arte ferrarese all'Ibs alla presentazione di ‘Novecento volume 1: Dal futurismo al neorealismo’: "Ecco perché merito di diventare sindaco"

Sgarbi e Ferrara “tra sogno e menzogna”

di Redazione | 3 min

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“Non temo il confronto con nessuno. Nessun critico del mio tempo conosce un quindicesimo di quello che conosco io. Di loro si percepisce la miseria… Ecco, io domino un mondo di miseria. E non ho dei complessi di superiorità: sono semplicemente superiore, senza complessi”.

Non si poteva immaginare che eccedesse in modestia Vittorio Sgarbi alla presentazione di ‘Novecento volume 1: Dal futurismo al neorealismo’, presentatosi all’Ibs neanche troppo in ritardo per i suoi standard, e raggiungendo la sala già gremita da ‘appena’ venti minuti.

“Ecco perché Sgarbi merita di diventare sindaco di Ferrara”, dice di se stesso in terza persona, mostrando a tutti un quadro del pittore ferrarese Bonzagni stampato all’interno della copertina, e seguito dallo scrosciante applauso fatto partire dalla sorella Elisabetta, editrice dopo il ‘trittico’ Bompiani, di un’altra triade di volumi firmati Sgarbi, partito con ‘La Costituzione e la Bellezza’ del 2016 e che si concluderà con ‘Novecento volume 2’, in uscita ad aprile.

Non è solo il ‘Novecento leggendario’ quello che traccia Sgarbi, bensì quello fatto anche di autori meno altisonanti, come Giulio Aristide Sartorio che si è aggiudicato un posto in copertina per aver ‘fregiato’, fra gli altri, un “luogo così emblematico per la politica come palazzo Montecitorio”. O Marcantonio Franceschini, al quale Sgarbi dedica un capitolo, “in onore del ministro e di sua figlia, che purtroppo, come tanti ferraresi usciti dalle superiori con un’ora alla settimana di storia dell’arte fatta come se si fosse all’oratorio, non hanno neanche idea di cosa sia”.

Un Novecento che traccia la linea tra modernità – “legato alla moda, che si rintraccia più fino alla fine dell’Ottocento” – e contemporaneità, più caratteristica del Novencento, in cui irrompe il cubismo di Picasso, e le maschere africane arrivano a Parigi” (mostra ‘Les Demoiselles d’Avignon’). Lo stesso Novecento che rende possibile “l’arte escrementizia – come la definisce Sgarbi, ricordando l’orinatoio di Duchamp o ‘La merda d’artista’ – e ci fa rimanere esterrefatti di come ciò sia possibile” sorride, evocando il film ‘Vacanze Intelligenti’ di Alberto Sordi.

“Eppure il mercato ci dice che è stato possibile, perché adesso quelle merde d’artista sono valutate fior di quattrini”. Quasi “un’impostura”, che secondo Sgarbi pervade un po’ tutto il secolo, definito, come Borges diceva della Biennale, “sogno e menzogna”.

E Ferrara? “Ha avuto la sua gloria quattrocentesca, poi è morta, per tante ragioni. Se non fosse che ha avuto un colpo di culo, nel 1916. Quando arrivano Morandi, De Chirico e Carrà, e vi portano la metafisica. E Ferrara torna ad essere al centro del mondo senza aver fatto niente, solo perché esiste, e perché riporta, per esempio, il Castello sullo sfondo delle ‘Muse Inquietanti”.

Ecco allora che Sgarbi prende la palla al balzo per le prime bordate da candidato sindaco contro l’attuale amministrazione. E il suo bersaglio preferito è l’ampliamento di Palzzo Diamanti: “Lascino in pace Palazzo Diamanti. I 3 milioni e mezzo di euro di finanziamento non arriveranno. A volte i soldi è meglio non riceverli piuttosto che buttarli. I lavori non vanno fatti e la direttrice dei Diamanti Maria Luisa Pacelli deve dimettersi, prima che lo faccia io quando verrò eletto”.

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