Spettacoli
14 Novembre 2018
La pellicola in bianco e nero si fa metafora della caducità della vita al cinema

Il settimo sigillo, il film restaurato di Bergman al Boldini

di Redazione | 2 min

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Questa sera, mercoledì 14 novembre alle 21, al cinema Boldini verrà proiettato – in lingua originale con sottotitoli in italiano – “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman, un classico restaurato della Cineteca di Bologna e una delle opere più celebri e personali del regista svedese, del quale si commemora il centenario della nascita.

Digitalizzato nel 2018 in 4K da Svenska Filminstitutet a partire dal negativo camera originale 35mm, il film torna sul grande schermo arricchito da un bianco e nero ammaliante che restituisce nuova vita all’originale aura mistica.

Nato da alcuni ricordi d’infanzia del regista e trasposto dalla pièce teatrale Pittura su legno dello stesso Bergman, Il settimo sigillo si fa metafora della caducità della vita, ma anche consapevolezza di valori veri quali l’amore e il rispetto.

La trama. Il cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e il suo scudiero Jöns (Gunnar Björnstrand), reduci disillusi delle crociate, fanno ritorno nella Svezia del Trecento e la trovano in balia della peste e della disperazione. Sulla spiaggia Block incontra la morte e, in una delle più efficaci alternanze campo/controcampo mai realizzate, la sfida a una partita a scacchi per prendere tempo e poter compiere un’azione che dia un senso alla sua vita.

Nel film viene riecheggiata la terribile epidemia di peste che investì la Svezia nel 1349, sterminando un terzo della popolazione. Non mancarono quei critici che accusarono Bergman di inverosimiglianza storica, osservando che nessuna strega era stata bruciata nella Svezia del medioevo. Questo argomento diventò uno dei principali capi d’imputazione contro il film, ma fu sufficiente menzionare le “licenze storiche” di Strindberg per togliergli ogni validità.

Il Medioevo raffigurato nel film non va neanche inteso in senso unilaterale. Infatti, un altro motivo del fascino profondo de Il Settimo sigillo, risiede nella sua natura di mistero medioevale, ossia di narrazione che allude in filigrana al presente. Presentando il film in Francia, Bergman dichiarò: “Nel Medioevo gli uomini vivevano nel terrore della peste. Oggi vivono nel terrore della bomba atomica”.

Il regista riuscì a condensare e ad evocare un’intera tradizione iconografica che si è interrogata sul mistero vertiginoso della morte e della precaria condizione umana, dando un volto e un corpo a concetti astratti, a temi metafisici: il cavaliere che riceve la visita della morte ma riesce ad ottenere una dilazione e quindi altro tempo da vivere, grazie al gioco degli scacchi, è uno spunto narrativo ricco di echi ancestrali e al tempo stesso dotato della semplicità delle fiabe.

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