
Nella foto, la sede della Corte d’appello di Bologna
Tre assoluzioni, una prescrizione e una condanna. Si chiude così, con un ribaltamento totale, il processo d’appello nei confronti dei finanzieri accusati di essersi fatti pagare – con soldi, cene o regali – per alleggerire una verifica fiscale alla Rimini Yacht, la società dell’imprenditore Giulio Lolli, oggi detenuto in Libia con l’accusa di terrorismo. Una vicenda nata a Bologna, ma che vede coinvolte anche due persone di Ferrara.
La prima è l’ex ufficiale (tenente colonnello) delle Fiamme Gialle, Massimiliano Parpiglia, difeso dall’avvocato Alberto Bova, condannato in primo grado a 5 anni per corruzione, e che in appello si è avvalso della prescrizione. Era quello che rischiava più di tutti di andare in carcere nel caso in cui la condanna fosse stata confermata ma, viste le sorti dei suoi colleghi coimputati, è una prescrizione che vale come un’assoluzione. Il collegio giudicante ha infatti assolto per non aver commesso il fatto i suoi presunti complici, ovvero il tenente colonnello Enzo Di Giovanni e i marescialli Luigi Giannetti e Felice Curcio.
Per Parpiglia è la seconda assoluzione (di fatto almeno) ottenuta nel 2018 dopo quella per la vicenda – nata sempre dall’inchiesta Rimini Yacht – che lo vedeva imputato con l’imprenditore Paolo Ferrari.
La Corte d’Appello di Bologna ha però trasmesso gli atti alla procura militare di Verona per l’ipotesi di collusione, dichiarando il difetto di giurisdizione.
Il secondo ferrarese coinvolto, lui invece condannato, è Giorgio Baruffa, commercialista che venne assolto in primo grado dall’accusa di corruzione, ma condannato a tre anni per bancarotta. La Corte d’Appello ha confermato la condanna
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