
(foto di Alessandro Castaldi)
Tra circa 24 ore uscirà il doppio disco 2008/2018, dal titolo gucciniano “Tra la via Emilia e La Via Lattea”. E sarà l’ultimo lavoro firmato “Le luci della centrale elettrica”.
“Con questo disco doppio per me si chiude il progetto”. Lo annuncia lo stesso Vasco Brondi, che una decina d’anni fa iniziò a fare canzoni sotto questo titolo.
Il perché di questa interruzione dopo 10 anni? “Non so ancora spiegarmi del tutto il motivo, ma è una cosa che percepisco con grande sicurezza e serenità. Sento oggi di poter chiudere un progetto nato all’improvviso e con stupore dieci anni fa e che si è evoluto tantissimo nel tempo, cambiando insieme a me, regalandomi anche un ‘futuro inverosimile’”.
Per il cantante ferrarese “è arrivato il momento di alleggerirsi, di ripartire in altre direzioni e di farlo senza questo nome, credo sia rispettoso non utilizzarlo solo come sostegno o scudo.
Quando ho iniziato ero un ragazzino, sono cresciuto all’interno delle Luci e sono cresciuto in pubblico, e credo che questo processo sia giunto ad una fine”.
Proprio il nome, Le luci della centrale elettrica, “per me è stato molto importante fin dalla prima volta che mi è venuto in mente: è un nome corale, controproducente, sembra quello di una band – anche se ero sempre io da solo – dietro cui mi sono anche nascosto, da cui a volte mi sono fatto proteggere. Molte persone tuttora sono convinte sia un gruppo, e per me è stato un bel gioco, un aiuto, anche se poi mi ha forse reso più impreparato a essere accerchiato, fotografato, insultato, idolatrato. Un gioco a nascondino che ha funzionato solo fino a un certo punto”.
Ora Brondi penserà a un nuovo progetto: “è arrivato il momento di fare spazio ad altro, per la bellezza e la follia di ricominciare”. Senza dimenticare quello che è stato, che viene raccontato in un libro, che uscirà il mese prossimo, dal titolo “Le luci della centrale elettrica”. Al suo interno “il racconto in prima persona di questi dieci anni visti da dentro e visti dal finestrino, ci sono gli appunti, le voci degli amici incontrati per strada, i disegni, le foto e le grandi imprese nate per caso”.
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