Spal
2 Ottobre 2018
Girati gli striscioni in segno di protesta a Genova. Il padre vicino alla Curva Ovest: "Quel drappo non è offensivo verso nessuno"

Aldrovandi e Spal, vietato l’ingresso della bandiera. Lino: “Nessuna stima”

di Elisa Fornasini | 2 min

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“Federico ovunque”, la campagna lanciata dalla Curva Ovest per portare la bandiera col volto di Aldrovandi in tutti gli stadi d’Italia, si è bloccata a Genova. I tifosi biancazzurri, in trasferta in Liguria per seguire Sampdoria-Spal, si sono portati appresso il bandierone simbolo della Curva a cui però è stato negato l’ingresso allo stadio Luigi Ferraris.

Un divieto che non è passato inosservato: come simbolo di protesta per il mancato ingresso della bandiera e per il sequestro dei volantini più piccoli con la stessa immagine del viso di Aldro, sono stati girati gli striscioni che per tutta la partita sono rimasti a testa in giù.

Un gesto simbolico ma molto potente che ha ricevuto diversi messaggi di solidarietà e vicinanza da tante tifoserie d’Italia che hanno spronato la Curva a non arrendersi e a continuare a portare questo messaggio in tutti gli stadi italiani.

Il ‘veto’ getta nello sconforto anche papà Lino Aldrovandi, reduce dal concerto “Musica per Federico“, una “serata bellissima – scrive su Facebook – soprattutto per la dolcezza e la passione che si respirava. Una notte quasi magica, avvolta di musica, di parole e amore. Tremila cuori e più lì per un ragazzo, ma non solo per lui. Quasi a cantare al cielo il grido alla vita, al rispetto e alla dignità umana, in un mondo che di questo, su questa terra, ne ha disperatamente bisogno”.

“E poi vedo che durante Sampdoria-Spal viene negato l’ingresso a quel drappo col volto di Federico con il sequestro di quadratini piccoli sempre con la stessa immagine, e la tristezza mi assale. Dicono che è legittimo far rispettare la legge. Anche chi uccise mio figlio senza una ragione avrebbe dovuto rispettare la legge” si sfoga Lino sui social, vicino a quell’immagine che “mai e poi mai nella mia vita avrei voluto vedere se non attraverso il contatto diretto in vita con quel cuore”, un’immagine che ormai è “entrata nelle famiglie, fa quasi parte di tante famiglie, e negarla, personalmente, non accresce nessuna stima”.

“Quel drappo non è offensivo verso nessuno. E quel pezzo di stoffa vuole rappresentare solo un ricordo, che i meravigliosi ragazzi della Ovest hanno deciso di adottare nel loro cuore senza pregiudizi di alcun tipo – ricorda infine Lino -. Penso che lo facciano soprattutto per quei piccoli che l’altra sera correvano spensierati su e giù per i prati del “montagnone” guardati amorevolmente a vista dai loro genitori. Alcuni dei quali venuti appositamente anche da lontano (Bologna, Torino, Gorizia, Vicenza, Roma, Firenze, Genova, Bolzano …). Com’è difficile crescere mio Federico”.

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