Cronaca
29 Settembre 2018
Mano pesante dei giudici verso l'ex dg della coop e l'imprenditore Conforti (5 anni e 6 mesi). Assolti tutti gli altri imputati

Crac Cmr. Stangata per Caravita: 8 anni e 4 milioni di risarcimento

di Daniele Oppo | 5 min

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È una vera e propria stangata per Pier Bruno Caravita, ex dg della Cmr, la cooperativa di Filo di Argenta che raccolse l’eredità della Coopcostruttori, fallendo nell’aprile 2011 con un buco da 40 milioni di euro. Il tribunale collegiale di Ferrara lo ha ritenuto colpevole praticamente di tutti i capi d’imputazione relativi al crac, condannandolo a 8 anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva da 3 milioni di euro per risarcire il danno al fallimento Cmr (parte civile nel processo tramite l’avvocato Eugenio Gallerani) e 890mila euro per l’ex controllata Serco (parte civile tramite l’avvocato Chiara Campi). Il resto del risarcimento del danno dovrà essere liquidato in un separato giudizio civile.

Due dei tre milioni a Cmr e il totale di quanto dovuto a Serco, Caravita dovrà pagarli in solido con l’imprenditore Paolo Conforti del Gruppo Nettuno, altro protagonista della vicenda giudiziaria, condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Per entrambi scattano anche le pene accessorie, come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’inibizione all’esercizio d’impresa per dieci anni.

Caravita (difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli e dal collaboratore di studio avvocato Enrico Ferri) e Conforti sono gli unici condannati in questo processo e per loro i giudici hanno rincarato di molto la dose rispetto alle richieste di pena avanzate dalla procura ad aprile che era di 6 anni per l’ex dg di Cmr e 4 anni e 4 mesi per l’imprenditore.

“Attendiamo le motivazioni (a 90 giorni, ndr) ma l’appello è quasi scontato”, è il commento a caldo dell’avvocato Enrico Ferri. Sulla stessa linea anche Valgimigli che si dice “molto sorpreso” per l’entità delle pene davanti a “una bancarotta non aggravata per la rilevante entità del danno. Si tratta di una decisione, lo ricordiamo, provvisoria oltre che inattesa e andata oltre l’accusa. L’appello è scontatissimo”.

Il tribunale (presidente Vartan Giacomelli e a latere Debora Landolfi e Sandra Lepore) ha infatti assolto tutti gli altri imputati minori – ovvero Maria Giulia Scozzoli (Marina Estate); Gianni Fabbri (Ecis Coop); Romolo Rago (Edilglobo), Natalina Perri (Nova Edil) e Sabato Nocerino (Vega Coop) – perché “il fatto non costituisce reato”. In sostanza, sembra di capire che nei loro confronti non è stata la presenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. Assolto anche Carlo Fossati, che fu prestanome di Conforti, per il quale anche la procura aveva chiesto l’assoluzione.

Questo significa che per i giudici i veri e unici artefici dello smembramento degli asset di Cmr poco prima della richiesta del concordato preventivo fossero Pier Bruno Caravita e, almeno per una parte, Paolo Conforti. Le uniche note ‘positive’ per i due – se così si possono chiamare – sono la derubricazione da bancarotta fraudolenta a semplice per la vicenda Holiday Inn per l’ex dg, e la prescrizione per due capi d’imputazione per Conforti.

“Come parte civile siamo particolarmente soddisfatti – commenta l’avvocato Gallerani per Cmr – perché il tribunale ha riconosciuto interamente l’impianto accusatorio, tant’è vero che per tutte le imputazioni ascritte all’ex direttore generale Caravita è stata riconosciuta la responsabilità per attività distrattiva, dissipativa o comunque di depauperamento del patrimonio di Cmr. Tutti i reati hanno trovato riscontro nella sentenza”.

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Al centro delle contestazioni – nate da una scrupolosa relazione dell’attuale curatrice fallimentare di Cmr, Raffaella Margotti, che fu commissario giudiziale della coop e che ha dato il via alle indagini della Guardia di Finanza –  c’era la vendita di patrimoni, asset e partecipazioni azionarie che avrebbero sottratto beni agli organi del fallimento della Cmr. In particolare secondo la procura sarebbe stato venduto il 60% di Serco (a Conforti per il tramite di Fossati) a un prezzo non congruo, 12mila euro anziché una cifra compresa nella forbice tra 75mila e oltre 300mila euro a seconda delle stime. “Caravita – aveva affermato il pubblico ministero nella sua requisitoria, – era il dominus della Cmr ma non era la sua società, era una cooperativa. Sta portando via [con le operazioni per cui è imputato, ndr] beni che non sono mai stati nemmeno lontanamente suoi, distraendoli e portandoli verso altri”.

C’erano poi le operazioni immobiliari – che coinvolgono gli altri imputati oltre a Caravita – per la costruzione del centro commerciale Porta Malatestiana e, soprattutto, quelle a Marinara di Ravenna, in particolare l’hotel Holiday Inn: qui la Cmr vantava un credito ci circa 6 milioni verso la società Ecis e aveva accettato come modalità di pagamento la cessione di un credito di 7,2 milioni che Ecis vantava a sua volta nei confronti di Arca, azienda che aveva appaltato la realizzazione dell’Holiday Inn proprio a Ecis e da questa subappaltata a Cmr, ma così Cmr avrebbe rinunciato al credito nei confronto di Ecis diventando creditrice di Arca, che si era già rivelata inadempiente.

L’avvocato Alfonso Trapuzzano, che insieme all’avvocato Simone Bianchi ha difeso uno degli imputati minori, Sabato Nocerino  dichiara che “l’assoluzione rappresenta il giusto epilogo di un processo lungo ed articolato, che ha richiesto un impegno difensivo notevole”.

Per il crac durante l’udienza preliminare il presidente di Cmr e il suo vice, Giorgio Camilletti e Lauro Capisani, patteggiarono rispettivamente di 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 4 mesi. I due imprenditori che avevano scelto il rito abbreviato – Piero Cecchini (Idrotermica ed Estate Immobiliare) e Attilio Gardelli (Generali investimenti) – vennero condannati rispettivamente a 5 mesi e 10 giorni (convertiti in 40mila euro di pena pecuniaria) e 1 anno e 4 mesi.

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