Attualità
9 Luglio 2018
L'omelia del vescovo: “Siamo chiamati non solo a rifiutare la violenza, nelle parole e nei gesti, ma a costruire percorsi di dialogo, di accoglienza, di prossimità”

Prima veglia di Perego nella nuova unità pastorale “Borgovado”

di Redazione | 2 min

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Amare, conservare e conquistare la pace: intorno a questi tre verbi è ruotata l’omelia tenuta da Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, durante la veglia diocesana di preghiera ecumenica svoltasi la sera di sabato 7 luglio nella Basilica di Santa Maria in Vado a Ferrara. Una “preghiera di comunione” nata con l’intento di accompagnare il pellegrinaggio di pace e di unità che Francesco ha svolto a Bari il giorno stesso insieme ai diversi Patriarchi e Capi di Chiese e Comunità cristiane del Medio Oriente. Nella diocesi la veglia ha assunto un significato ancor più particolare in quanto primo momento pubblico con l’arcivescovo all’interno della neonata unità pastorale “Borgovado”.

La veglia ha visto la presenza sull’altare, al fianco di Mons. Perego, di padre Vasile Jora, rappresentante della comunità Ortodossa rumena nel nostro territorio, e di padre Oleg Vascautan, alla guida della locale comunità Ortodossa moldava. Tante le persone presenti, diversi i diaconi e i laici che si sono alternati sull’altare per le preghiere e le letture, intramezzate dai canti accompagnati all’organo dal prof. Francesco Tasini del Conservatorio “Frescobaldi”.

Nell’omelia, Perego ha spiegato come “anche noi piangiamo per la sofferenza, la fuga e la morte di tanti nostri fratelli della Terra santa e del Medio Oriente. Non possiamo restare indifferenti”. Citando Sant’Agostino – “Ama la pace, conserva la pace, conquista la pace: essa sarà più profonda quanto più sarà posseduta dal maggior numero di persone” – ha dunque riflettuto su come innanzitutto “siamo chiamati non solo a rifiutare la violenza, nelle parole e nei gesti, ma a costruire percorsi di dialogo, di accoglienza, di prossimità”. Proseguendo ha spiegato come “indebolire le condizioni della pace, cioè indebolire lo sviluppo, la responsabilità, la democrazia, il rispetto del creato e delle creature significa creare condizioni per non custodire la pace”, e come questa “va costruita giorno per giorno, creando le condizioni di rispetto, giustizia, solidarietà, uguaglianza”.

Infine, un pensiero alla nostra terra: “Preghiamo perché Ferrara sia una ‘città della pace’, e perché ogni città e paese della nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio – per usare le parole di Papa Francesco – sia ‘uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti”.

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